I giorni di reclusione di Cecilia Sala in Iran “sono stati durissimi”. È quanto ha affermato il papà della giornalista italiana, 29enne liberata ieri, dopo 21 giorni di detenzione a Teheran.
“Non auguro a nessuno di provare quello che abbiamo vissuto io e mia moglie: ci siamo sentiti impotenti. Dobbiamo ringraziare dal profondo del cuore il ministro Tajani e la premier Giorgia Meloni per il lavoro straordinario che hanno fatto”.
“Ho la fotografia più bella della mia vita, il cuore pieno di gratitudine, in testa quelli che alzando lo sguardo non possono ancora vedere il cielo. Non ho mai pensato, in questi 21 giorni, che sarei stata a casa oggi. Grazie”. Questo invece il primo post su X di Cecilia Sala da donna libera, dopo l’incubo della detenzione in Iran.
Il primo abbraccio è quello con il compagno non appena è scesa dall’aereo. E poi con i suoi amatissimi e cari genitori.
Ad attenderla c’erano anche la premier Giorgia Meloni, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. E molti colleghi del giornale per cui scrive.
Come sempre in questi casi, l’azione messa in campo dal governo per arrivare ad un risultato finale è corale: si è mossa in prima persona la premier Giorgia Meloni, con l’importante blitz a Mar-a-Lago con Donald Trump; l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, responsabile dell’intelligence, ha raccordato tutte le azioni da compiere; e poi, naturalmente, anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha attivato tutta la sua rete diplomatica.
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