“È difficile parlare, l’ho sentito in settimana, ho tantissimi bei ricordi”. Le parole, nel giorno della morte di Papa Francesco, di Carla Rabezzana, 93enne cugina del Santo Padre. La donna, residente a Portacomaro (Asti), paese d’origine degli avi di Bergoglio, aggiunge un particolare: “L’ho sentito in questi giorni e gli ho raccontato che mi sono rotta un piede e lui mi ha detto ‘meno male che non ti sei rotta la testa’”. Fino all’ultimo, Carla ha continuato a chiamarlo affettuosamente come “Giorgio”. “Mi raccomando curati”, lo aveva ammonito nella loro ultima telefonata. I due erano molto uniti. Si chiamavano, facevano dei pranzi di famiglia, come due persone semplici e comuni, che rimangono molto unite, nonostante le responsabilità papali.
Nel novembre del 2022, nonostante l’età e i suoi tanti impegni, Papa Francesco volle tornare nella terra delle sue origini per riabbracciare Carla in occasione del suo 90esimo compleanno e gli altri cugini. Atterrato in elicottero ad Asti, visitò subito Portacomaro per un pranzo di famiglia, cucinato da un’altra cugina, Nella Bergoglio. Niente cerimonie ufficiali, solo la gioia del ritorno a casa.
Il Papa si sedette a tavola con i familiari, mangiò i piatti della tradizione, ascoltò storie di famiglia e si lasciò andare ai ricordi passati. A lei e a Portacomaro, borgo dell’astigiano, 1900 anime in tutto, il Pontefice era legato da sempre. I suoi avi, a metà dell’800, avevano comprato l’unica casa esistente in questo fazzoletto di terreno e ne avevano poi costruite delle altre. E proprio da qui partirono nel febbraio 1929 i nonni Giovanni e Rosa assieme al piccolo Mario, padre del Santo Padre, alla volta dell’Argentina. L’incontro fu anche carico di emozione per tutto il paese: Portacomaro si fermò, i bambini prepararono striscioni, la gente si riversò per la strada con cartelli di benvenuto anche in spagnolo.
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