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Tracciati che aiutano a studiare i terremoti: i dati dei sismogrammi diventano note musicali e, combinati con immagini, entrano a far parte di un’opera mai uguale a sé stessa e che nasce dal dialogo fra natura, macchina ed essere umano.

Così è l’intelligenza artificiale che è diventata uno strumento al servizio dell’arte nel progetto nato dalla collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e Filippo Gregoretti, artista, musicista, ed esperto di programmazione.

“Penso che la rivoluzione dell’intelligenza artificiale sia inevitabile, ma può essere influenzata. Possiamo appropriarcene e renderla uno strumento di crescita, non solo materiale”, dice Gregoretti. Ed è proprio lui che scrive gli algoritmi dai quali nascono le sue opereogni volta diverse e irripetibili. “Sono algoritmi che apprendono mentre creano e – osserva – sono in grado di adattarsi a una situazione creativa permanente“. Nascono così opere che possono “mutare ed evolvere, generando un discorso audiovisivo sempre diverso e in grado di creare senza ripetersi per l’eternità, trascendendo la caducità delle macchine fisiche su cui sono ospitate”.

ph credit pixabay