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Oggi si apre la settimana dei Nobel 2025: martedì 7 ottobre, alle 11,45 sono attesi i nomi dei vincitori del Nobel per la Fisica e mercoledì 9 alla stessa ora saranno comunicati i vincitori del Nobel per la Chimica. Manipolare le cellule

 che svolgono il ruolo di guardiani dell’immunità, tenendo a bada il sistema immunitario quando aggredisce l’organismo cui appartiene, e che si stanno rivelando importanti sia per le malattie autoimmuni, ma anche per i tumori e i trapianti. Il Nobel per la Medicina 2025, sarà assegnato al giapponese Shimon Sakaguchi (75 anni) dell’ Immunology Frontier Research Center dell’Università di Osaka, vero e proprio apripista delle ricerche in questo campo, e agli americani Mary E. Brunkow (64 anni) e Fred Ramsdell (65 anni).

Sakaguchi nel 1995, spinto dalla convinzione che il sistema immunitario fosse molto più complesso di come lo immaginavano i suoi colleghi immunologi. Secondo la teoria diffusa allora esisteva un meccanismo chiamato ‘tolleranza centrale’, per il quale le cellule immunitarie pericolose venivano eliminate nel timo, la ghiandola del sistema immunitario che si trova nel torace. Nonostante il parere contrario di molti, Sakaguchi ha seguito la sua idea fino a dimostrare che il sistema immunitario comprendeva cellule fino ad allora sconosciute: aveva scoperto le cellule T regolatorie, specializzate nel controllare le altre cellule immunitarie e nell’assicurare che il sistema tolleri i tessuti dell’organismo al quale appartiene.

Solo sei anni più tardi Mary Brunkow, dell’Istituto per la Biologia dei sistemi (Isb) di Seattle, fece un passo in avanti nella strada aperta da Sakaguchi. Iniziò così una serie di ricerche su topi modello di una malattia autoimmune in collaborazione con Fred Ramsdell, che oggi lavora nell’Istituto Parker per l’immunoretapia dei tumori ed è consulente scientifico per l’azienda privata Sonoma Biotherapeutics di San Francisco. I due hanno scoperto un altro guardiano del sistema immunitario, il gene Foxp3, e il suo corrispettivo in una gravissima malattia autoimmune che colpisce gli esseri umani, chiamata Ipex.
Presto è stato chiaro, grazie a Sakaguchi , che il gene Foxp3 è una sorta di regista delle cellule identificate nel 1995.

E’ nato così il nuovo campo di ricerca della tolleranza immunitaria periferica, che oggi è davvero ricco di promesse, come testimonia l‘entusiasmo con cui la comunità scientifica ha accolto la notizia di questo Nobel. Un riconoscimento a una delle scoperte più rivoluzionarie dell’immunologia moderna, quella dei “direttori d’orchestra” del sistema immunitario, lo ha definito Massimiliano Pagani, responsabile del laboratorio di Oncologia molecolare e Immunologia dell’Istituto di Oncologia Molecolare (Ifom) di Fondazione Airc e professore all’Università di Milano. “Per la comunità scientifica internazionale, questo riconoscimento segna un momento storico, confermando il valore dell’immunologia nella costruzione di soluzioni cliniche concrete per la medicina del futuro”, ha detto Paola Italiani, dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc). E’ un premio che guarda ai futuri sviluppi della medicina anche secondo Nicole Soranzo, direttrice del Centro di Genomica – programma in Popolazione e genomica medica dello Human Technopole, istituto per le scienze della vita di Mind (Milano Innovation Discrict).

Nobel Medicina, chi sono i tre immunologi premiati
L’americana Mary E. Brunkow, 64 anni, ha conseguito il dottorato nell’Università di Princeton e attualmente è responsabile senior dei programmi dell’Istituto per la Biologia dei sistemi di Seattle Isb), un istituto di ricerca senza scopo di lucro per lo studio delle relazioni tra le varie parti dei sistemi biologici e che promuove un approccio interdisciplinare alla ricerca biologica.
L’altro americano premiato, Fred Ramsdell, 65 anni il prossimo 4 dicembre, è direttore di ricerca dell’Istituto Parker per l’immunoretapia dei tumori. Nato nel 2016 a San Francisco, è lavora anche come consulente scientifico per l’azienda privata Sonoma Biotherapeutics di San Francisco. Per il secondo anno consecutivo fra i vincitori del Nobel per Medicina c’è un ricercatore impegnato in un’azienda privata, anche se nel caso di Ramsdell non in modo esclusivo.
Il giapponese Shimon Sakaguchi, 74 anni, è il più anziano dei Nobel per Medicina 2025. Ha conseguito il dottorato nell’Università di Kyoto nel 1976 e lavora nell’ Immunology Frontier Research Center dell’Università di Osaka. E’ noto soprattutto per la scoperta del ruolo delle cellule T regolatorie del sistema immunitario, che hanno finora trovato applicazioni nella lotta contro i tumori e le malattie autoimmuni.