Pensioni di reversibilità, la prossima rapina di Renzi ai danni delle vedove

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Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil, fa emergere un quadro veramente inquietante, un imminente pericolo per le categorie più deboli: un disegno di legge delega che sarebbe arrivato in Commissione Lavoro alla Camera contenente un punto che colpirebbe i pensionati, le loro vedove: la pensione di reversibilità. Considerata, quasi sempre un appannaggio delle donne, verrà considerata in un prossimo futuro come una prestazione assistenziale e non più previdenziale.

Non più un diritto individuale ma una prestazione assistenziale legata al Modello Isee, al reddito familiare.

Le pensioni di reversibilità non saranno più corrisposte in molte situazioni. Come ad esempio nel caso in cui, una vedova viva con un figlio che abbia un piccolo reddito, un’amica per dividere le spese, o sia proprietaria di una casa o abbai dei risparmi in banca.

Basterà molto poco a far saltare il diritto che sarà vincolato ad un reddito di fame.

Oggi si tratta del 60% della pensione percepita dal defunto ma qualora il coniuge è titolare di altri redditi che superino di 3 volte il trattamento minimo INPS, la pensione ai superstiti subisce una riduzione di una percentuale tanto più elevata quanto è maggiore il reddito percepito.

Per quel che riguarda il 2016 la soglia limite fissata per non subire la riduzione della prestazione è di 19.573 euro l’anno.

Se il coniuge del pensionato defunto ha un reddito annuo superiore a tale cifra, l’importo della prestazione subirà una riduzione del 25%. Per redditi superiori la riduzione può arrivare fino al 50%.

La pensione di reversibilità costituiva fino ad oggi una piccola certezza sulla quale poter contare, dopo anni e anni di sacrifici, duro lavoro e contributi versati. Man mano è stata sempre più ridotta, e ora si parla anche di abolirla proprio.

Secondo voi, non sarebbe una norma illeggittima? Un soppruso, un furto di fiducia, da parte dello Stato e dell’Ente Previdenziale?

Ma ormai di cosa ci scandalizziamo?

Siamo arrivati ad un punto di non ritorno. In Italia non si ha più diritto a niente. Non è più possibile curarsi, trovare o mantenere un lavoro, proteggere i propri risparmi, la propria casa da Stato, terzi, calamità naturali, difendere i propri diritti davanti alla legge.

Ci tocca solo pagare, e a rimetterci sono sempre i più deboli.

Giovanna Manna

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