Sarebbero 6 milioni gli italiani affetti dal virus dell’Hiv che, seppure in fase avanzata, non è stato ancora diagnosticato.
A rivelarlo uno studio condotto dall’Istituto superiore di sanità a prima firma Vincenza Regine, pubblicato su ‘Eurosurveillance’.
“Si tratta di uno studio che ha messo in luce le caratteristiche e il numero di queste persone. E’ importante, perché si quantifica il dato dei pazienti che sono andati avanti a lungo senza una diagnosi”, spiega all’Adnkronos Salute Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità.
Il lavoro ha applicato un modello del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) sui dati della sorveglianza Hiv tra il 2012 e il 2014, scoprendo su questo gruppo con Hiv in fase avanzata, di maschi (82,8%), che hanno contratto il virus per via sessuale, attraverso rapporti eterosessuali (33,4%), e attraverso rapporti omosessuali per il 35%.
Prevalenza dei non diagnosticati Hiv in fase avanzata (numero di linfociti CD4 inferiore a 350 cell/μL) 11,3 casi per 100.000 abitanti con forti variabilità regionali (con i quali si passa da 0,7 casi per 100.000 abitanti in Calabria a 20,8 in Liguria).
“La diagnosi tardiva dell’infezione ha conseguenze negative sia per il singolo che a livello di popolazione” – sottolineano i ricercatori.
Sì, perché ogni uomo o donna affetta dal virus dell’Aids, mette a rischio la sua vita e quella della comunità.
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