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Lombardia, endometriosi: un nuovo decreto regionale per la cura delle pazienti

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La Regione Lombardia interviene sull’assistenza delle circa 160.000 donne che soffrono di endometriosi. Una malattia infiammatoria cronica che colpisce le donne in età fertile, causa di forti dolori addominali e spesso anche infertilità.

A spiegarlo è l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera commentando l’approvazione del decreto regionale, che contiene il modello di presa in carico per le pazienti affette da endometriosi.

Si tratta infatti di un decreto elaborato dai tecnici della Dg Welfare su indicazioni di un gruppo di clinici esperti affiancati da rappresentanti delle Associazioni di pazienti ĆNDO – Associazione Italiana Dolore Pelvico ed Endometriosi.

“All’interno del percorso di attuazione della riforma sanitaria, che si prefigge l’obiettivo di migliorare la presa in carico dei pazienti cronici lombardi – ha spiegato l’assessore-, abbiamo attivato una interazione con le associazioni che li rappresentano per comprendere meglio i reali bisogni e le necessità. Quella con l’ĆNDO ci ha consentito di conoscere l’impatto dell’endometriosi sulla qualità della vita della donne che ne sono affette, soprattutto a causa della sintomatologia dolorosa, e le conseguenti ricadute sociali e psicologiche”.

“Su questo – ha continuato- hanno lavorato i tecnici della DG Welfare che, avvalendosi di un gruppo di clinici esperti, hanno definito percorsi di presa in carico multidisciplinari che, partendo da una diagnosi precoce, oggi effettuata con una media di 6/7 anni di ritardo rispetto all’insorgere dei sintomi, garantiranno una migliore assistenza delle donne colpite da questa malattia, in coerenza con le linee guida internazionali”.

Il modello di presa in carico individuato dovrà essere pertanto adottato all’interno di Centri per la diagnosi e cura dell’endometriosi che, sempre secondo i parametri definiti dal documento approvato con decreto regionale, dovranno contraddistinguersi per: dimensioni della casistica trattata (almeno 250 casi anno); attenta organizzazione del lavoro; appropriatezza nella gestione della documentazione clinica; adeguata accoglienza ed efficacia nella modalità di gestione della comunicazione clinica e dell’informazione alla paziente; promozione di attività formativa e integrazione con progetti di ricerca nazionali e internazionali finalizzati al miglioramento degli standard di cura ; adozione formale di protocolli di lavoro e di un programma di Quality Assurance (QA); promozione e partecipazione attiva a programmi di audit interno ed esterno.

Giovanna Manna

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