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Scuola, educazione civica e divieto cellulari, se non in casi particolari di attività didattica

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Vietare l’uso dei cellulari a scuola, salvo in casi particolari, di attività didattica.
È questa una delle norme contenute nelle proposte di legge che mirano a reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole primarie e secondarie. In particolar modo per quanto concerne «l’utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali». Questo il divieto inserito in una proposta di legge della Lega da parte di Giorgia Latini ed ex ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini (Forza Italia), il cui testo guida è predisposto da Massimiliano Capitanio (Lega) e sarà integrato con altre proposte di maggioranza e opposizione.

In Francia il governo Macron ha bandito i cellulari da scuola vietandone l’utilizzo alle elementari e alle media anche nelle pause tra le lezioni e durante la ricreazione in cortile. In Italia al contrario appena un anno fa l’ex ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli aveva varato un decalogo per l’uso consapevole del telefonino a scopo didattico, che di fatto superava il divieto imposto nel 2007 con una circolare dell’allora ministro Giuseppe Fioroni.

Sul piano dell’Educazione civica, il testo guida prevede quattro articoli principali. Si parte con un monte ore annuale di 33 ore da affidare ai docenti dell’area storico-geografica nelle scuole secondarie di primo grado e ai docenti dell’area economico-giuridica nelle scuole secondarie di secondo grado e, quindi, si prevede l’organizzazione di un premio annuale per l’Educazione civica destinato alle esperienze migliori realizzate. “L’insegnamento civico”, si legge nel testo, “deve servire non solo ad avvicinare i giovani alla conoscenza delle istituzioni, ma anche a sensibilizzarli alla solidarietà accompagnandoli in percorsi di coesione sociale. L’Educazione civica deve facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del volontariato e la loro integrazione con le persone con disabilità e incoraggiare, anche attraverso l’educazione alla legalità, la loro partecipazione alla vita associata come cittadini attivi”.

Giovanna Manna

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