La Cassazione dice no a prodotti derivanti dalla coltivazione di cannabis

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Per la Cassazione, la legge non consente la vendita o la cessione a qualunque titolo dei prodotti “derivati dalla coltivazione della cannabis”, come olio, foglie, infiorescenze e resina. Lo stabilito le sezioni unite penali della suprema corte che così danno uno stop alla vendita, commercializzazione di ‘cannabis cosiddetta light’, che oramai si trovava sotto forma di caramelle, snack, panettoni, bibite e chi più ne ha più ne metta, non soltanto come prodotti a uso farmaceutici.

La commercializzazione di ‘cannabis sativa L’. e, in particolare, di foglie, inflorescenze, olio, resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientra nell’ambito di applicazione della legge n.242 del 2016 che qualifica come lecita unicamente l’attività di coltivazione di canapa” delle varietà per uso a fini medici, “pertanto integrano reato”, afferma la Cassazione nella sua massima sulla ‘cannabis light’, “le condotte di vendita e, in genere, la commercializzazione al pubblico, a qualsiasi titolo, dei prodotti derivati dalla coltivazione della ‘cannabis sativa L.’, salvo che tali prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Saranno dunque i giudici di merito, di volta in volta, a valutare quale sia la soglia di ‘efficacia drogante’ che rientra nei ‘parametri’ del consentito.

Il verdetto emesso dalle Sezioni Unite si è concluso con l’annullamento con rinvio della revoca di un sequestro di prodotti derivati dalla cannabis, come chiesto in subordine dal Pg della Suprema Corte che si era espresso per l’invio degli atti alla Consulta, come prima indicazione.

Sulla Cassazione a proposito della cannabis “non sono sorpreso dalla sentenza, mi dispiace per i posti di lavoro, che spero possano essere riconvertiti. Ma è un messaggio chiaro, chiarisce una cosa ovvia, la droga fa male e ci si può divertire in modo diverso”, ha detto il vicepremier Matteo Salvini a Dritto e Rovescio su Rete 4, ieri sera, commentando la sentenza avversa ai canapa shop, contro i quali il ministro dell’Interno aveva lanciato una durissima campagna di sesibilizzazione e battaglia in merito.

Giovanna Manna

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