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Somniloquio, parlare nel sonno. Più soggetti bambini e uomini, ecco perché

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Il somniloquio è la propensione a parlare nel sonno: a farlo sono soprattutto i bambini specie quelli sotto stress o in preda a stati febbrili.

Maria Paola Canevini, professore associato presso l’Università degli Studi di Milano, responsabile del Centro Epilessia dell’ASST Santi Paolo e Carlo di Milano sostiene: “Quello del somniloquio è un fenomeno frequente, basti pensare che nel corso della vita i 2/3 della popolazione presenta questo tipo di manifestazione. Si tratta di solito di un fenomeno normale dovuto al fatto che il cervello non dorme mai, ma continua a formulare pensieri indipendentemente dal fatto che si sogni o meno”.

Mentre il nostro corpo riposa, il nostro cervello invece no, o almeno non completamente. Alcune parti si attivano in modo simile alla veglia mentre altre continuano a dormire.

Canevini spiega: “Mentre si dorme si può verificare una vera e propria dissociazione che permette l’emergere di manifestazioni comportamentali anomale in sonno, fra cui il somniloquio, ma non solo, basti pensare ad altri comportamenti che possono realizzarsi durante il sonno, come ad esempio il sonnambulismo, un fenomeno durante il quale un soggetto apparentemente addormentato può camminare in giro per tutta la casa.
Il somniloquio non è di per sé una malattia, anche se a volte si associa a disturbi neurologici o ad altri disturbi del sonno come il bruxismo, lo sleep terror ovvero la paura di addormentarsi o le apnee ostruttive del sonno. Il somniloquio può presentarsi sia durante il sonno NREM sia durante quello REM, manifestando alcune peculiarità in due diversi contesti. Si può trattare di borbottii difficilmente decifrabili, caratterizzati dall’emissione di semplici suoni, fino ad arrivare a vere e proprie conversazioni”.

Ma cosa si dice durante il sonno?

Uno studio francese, pubblicato sulla rivista scientifica Sleep, ha cercato di capire meglio cosa accade a chi parla nel sonno e soprattutto cosa viene detto, ovvero se si tratta di frasi senza senso oppure di senso compiuto.

I ricercatori hanno selezionato 232 volontari che si sono detti disposti a dormire per due notti di seguito in laboratorio. Tutti erano afflitti da parasonnie, disturbi del sonno che inducono a parlare nel sonno stesso. Nelle due notti di studio i volontari mentre dormivano sapevano di essere sottoposti a polisonnografia, un esame che permette un’attenta valutazione di tutti i parametri legati al sonno.

I ricercatori hanno così registrato 883 episodi di parlato nel sonno: il 59% degli episodi era riferibile a borbottii, urla, risate e sussurri. Ma gli studiosi sono riusciti a captare anche 3349 parole intellegibili. I più «chiacchieroni» sono risultati essere gli uomini e la parola più detta è stata «no», o comunque negazioni e poi domande. Il 10% delle parole dette sono state insulti, generalmente non rivolti ad un interlocutore preciso. Quando i volontari sono entrati nella fase REM, tuttavia, gli insulti sono stati rivolti chiaramente a persone ben identificabili.

Giovanna Manna

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