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Gli esperti della Johns Hopkins University di Baltimora, in un articolo pubblicato su Science passano in rassegna le più recenti evidenze scientifiche, sottolineando come la maggior parte dei contagi avvenga in casa: i conviventi hanno un rischio sei volte maggiore di infettarsi rispetto agli altri contatti stretti. I più esposti sono i coniugi dei malati e gli anziani che vivono in famiglia con persone più giovani. Il rischio è alto anche negli ospedali, nelle case di riposo, nei dormitori e nelle carceri, dove i contatti sono ripetuti e stretti, tra persone di età più avanzata.

La trasmissione dell’infezione risente molto dell’azione degli asintomatici, che rispetto ai malati continuano a circolare pur avendo una carica virale paragonabile. La diffusione del virus può diventare superdiffusione in particolari contesti, come ad esempio, nei cori, nei grandi magazzini e negli eventi religiosi, dove le persone hanno più contatti ravvicinati in un breve periodo di tempo. Esistono poi dei contesti in cui la trasmissione può essere amplificata se più infezioni avvengono in rapida successione, come si è già visto in ambienti diversi.

L’amplificazione dei contagi, sommata all’azione dei superdiffusori, potrebbe spiegare il perché vi è il 10% dei positivi al virus SarsCoV2 che è responsabile dell’80% dei contagi. Il cosiddetto fenomeno della “sovradispersione”, già osservato in altre malattie come influenza e morbillo, per cui la maggior parte degli infetti non trasmette il virus in maniera importante, per cui bisogna arrivare a un buon numero di casi perché l’epidemia possa esplodere in maniera evidente.

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