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Le biotecnologie sono sempre più utilizzate nel trattamento dell’artrosi precoce: la terapia con farmaci biologici è in grado di rallentare la degenerazione articolare e ritardare la sostituzione con protesi. È quanto emerge dal 50/mo Congresso degli Ortopedici Ospedalieri d’Italia (Otodi) che si è tenuto giorni fa a Sorrento: a breve, affermano gli esperti, “il 35% dei pazienti eviterà l’intervento chirurgico” ma l’invito è quello di rivolgersi soltanto a medici specialisti.

L’uso delle biotecnologie in ortopedia, sottolinea l’Otodi, “continua a dare risultati soddisfacenti e il numero dei pazienti che ha evitato l’intervento chirurgico nel 2018 è in continua crescita”. Acido ialuronico, ad esempio, i fattori di crescita e le cellule staminali, spiegano gli ortopedici, “danno risultati soddisfacenti e in pochi anni potrebbero sostituire fino al 35% delle operazioni chirurgiche. Basti pensare che sui giovani colpiti da preartrosi l’ortopedico ricorre quasi sempre alle cellule staminali”.

Ad oggi, ad esempio, oltre il 40% dei soggetti (50% maschi e 50% femmine) trattati con Prp (Plasma ricco di piastrine), campi magnetici e riabilitazione ha ottenuto significativi miglioramenti. “Il processo degenerativo delle articolazioni – sottolinea Giuseppe Monteleone, presidente del Congresso – spesso inizia in maniera insidiosa con fastidiosi doloretti saltuari o sotto stress. Fino a pochi anni fa si tendeva a sottovalutare la patologia inducendo i pazienti a terapie saltuarie sintomatologiche e a cambiare le proprie abitudini di vita adattandole alla patologia e riducendo la richiesta funzionale dell’articolazione ‘consumata’, in attesa della sostituzione dell’articolazione con una protesi meccanica”.

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