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valentina milluzzo
Il medico accusato della morte di Valentina Milluzzo, avvenuta lo scorso 16 ottobre, dopo 17 giorni di ricovero, per complicazioni sopraggiunte, non si sarebbe dichiarato obiettore di coscienza, al contrario di quanto sostengono i parenti della donna, incinta di 2 gemelli nati morti, secondo i quali il medico non sarebbe intervenuto in quanto obiettore.

Il dato, sarebbe emerso dalle prime analisi della cartella clinica, ritenuto un fattore “importante” dalla procura di Catania che ha indagato già 12 medici.

Il fascicolo aperto dalla procura, come atto dovuto, dopo la denuncia dei familiari della donna che nella loro ricostruzione dei fatti parlano di un medico che si sarebbe rifiutato di estrarre i due feti, quando sono entrati in crisi respiratoria, perché obiettore di coscienza. Dalla procura sottolineano invece che i fatti esposta dalla famiglia dovranno essere verificati e per farlo occorrerà un’analisi attenta della cartella clinica e l’esito dell’autopsia.

“Non c’è stata alcuna obiezione di coscienza da parte del medico che è intervenuto nel caso in questione, perché non c’era un’interruzione volontaria di gravidanza, ma obbligatoria chiaramente dettata dalla gravità della situazione”, dichiara intanto il direttore generale dell’ospedale Cannizzaro, Angelo Pellicanò.

“Escludo – aggiunge – che un medico possa aver detto quello che sostengono i familiari della povera ragazza morta, che non voleva operare perché obiettore di coscienza. Se così fosse, ma io lo escludo, sarebbe gravissimo, ripeto perché il caso era grave. Purtroppo nel caso di Valentina è intervenuta uno shock settico e in 12 ore la situazione è precipitata”.

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