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Un fenomeno molto diffuso, negli ultimi anni, è quello delle tesi di laurea copiate, soprattutto grazie allo sviluppo di internet che ha agevolato e velocizzato la ricerca di informazioni in rete, favorendo così il plagio.

L’allarme sull’incremento delle tesi copiate arriva proprio dalla Cassazione con la sentenza 18826.

Ebbene, con questo verdetto, i supremi giudici, hanno condannato per plagio una laureata in medicina, Annamaria D.A., che si era presentata alla discussione della tesi nell’anno accademico 2002-2003 presso l’Università di Cagliari, con una tesi copiata da un’altra di specializzazione in ortopedia e traumatologia presentata, presso la stessa facoltà, ma nell’anno 1997-1998.

Le due tesi erano praticamente identiche: stesso titolo, stesso svolgimento, stesso indice e stessa bibliografia.

In un primo momento, la commissione esaminatrice non si accorse dell’accaduto e laureò la studentessa.

La Cassazione, ha respinto la linea difensiva della donna che sosteneva che essendo la sua una tesi compilativa, doveva rifarsi al lavoro altrui, aggiornandolo, anche se essi hanno dovuto restituirle il ‘diritto’ a non vedersi cancellato il titolo accademico in quanto il provvedimento punitivo che accompagna la condanna per plagio non era stato disposto dal giudice di primo grado, ma solo in appello e in assenza del reclamo del pm.

Pertanto, la Cassazione è stata tenuta a rimuovere la cancellazione del diploma di laurea.