Anche quest’anno si celebra oggi la Giornata Mondiale per la Salute e la Sicurezza sul lavoro. Il ventesimo anniversario della legge 626. Ma, ancora oggi, ogni giorno, tanti lavoratori, escono di casa per recarsi a lavoro senza farvi più ritorno, perché morti nelle svolgimento delle proprie mansioni.
Purtroppo, nel 2014 il bilancio è ancora tragico. Le morti definite “bianche”, ma rappresentano dei veri e propri “omicidi” sul lavoro sono ancora tante.
Sindacati, politici e istituzioni si girano dall’altra parte o sono del tutto assenti e i familiari delle vittime si sentono abbandonati a se stessi senza sapere che fare e come avere giustizia, perché non sempre sono nelle condizioni di poter lottare per i propri diritti.
Secondo l’osservatorio indipendente di Bologna, i morti sul lavoro, nel nostro Paese dall’inizio del 2014 sino al 23 aprile, sono 169: ovvero circa il 20% in più rispetto all’anno precedente.
Ma se a questo dato, aggiungiamo i morti sulle strade, i morti in itinere o altre categorie di dipendenti non assicurati dall’INAIL, il numero delle vittime arriva almeno a 330.
Il Piemonte è la regione al primo posto per maggior numero di infortuni, con 17 vittime in soli quattro mesi. Al secondo la Lombardia con 15 e terzo la Sicilia. Il Lazio e l’Emilia Romagna sono al quarto posto con 14 lavoratori caduti sul posto di lavoro. Mentre il Veneto è al quinto, con 13 morti, la Toscana al sesto con 12, la Puglia al settimo con 11, e a seguire fino ad arrivare alla Sardegna con 3 morti e al Molise, fanalino di coda con 1 solo morto.
L’osservatorio ha deciso che il 1 maggio metterà una fascia nera in segno di lutto, per protestare ed indignarsi contro l’indifferenza delle istituzioni e della politica nei confronti di tante vittime del lavoro e di coloro che lavorano in cattive condizioni rischiando la vita tutti i giorni.
Lo scopo, è anche quello di porre l’attenzione sulle così dette “morti verdi”: ovvero lavoratori morti in agricoltura perché schiacciati dal trattore.