L’industria italiana calzaturiera chiede al Governo uno modo per costruire un contesto favorevole allo sviluppo del settore (+0,6% il fatturato nel primo semestre, +4,5% l’export nei primi sette mesi) e al ritorno in Italia delle attività delocalizzate.
In un momento in cui il reshoring è in continua espansione, e l’Ue è chiamata a decidere sul “Made in”, l’etichetta d’origine obbligatoria imposta ai prodotti non alimentari che, oltre a identificare il made in China e il made in Taiwan, dovrebbe identificare anche la merce prodotta in Italia.
«Il “Made in” è un obiettivo fondamentale, che non ci possiamo lasciar sfuggire dopo che il Parlamento europeo nell’aprile scorso l’ha approvato con 485 voti favorevoli contro 130», ha sottolineato Cleto Sagripanti, ha spiegato il presidente di Assocalzaturifici, nel convegno annuale dell’associazione che si è svolto ieri nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze.
Pronta la replica di Luca Lotti che ha rassicurato dicendo: «La battaglia del “Made in” non è facile da vincere, ma confidiamo di portare a casa il risultato entro il semestre di presidenza italiana dell’Ue».