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Un anziano di 78 anni di Posta Fibreno (Frosinone) non riceve la pensione da marzo scorso perché risulta deceduto, anche se non lo è. Tutto nasce da un certificato di morte compilato per errore, e, ora, all’Inps serve un documento che attesti che l’uomo è vivo.

Il 78enne si è presentato alla sede dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, ma la sua presenza non è bastata, serve un atto. “Per noi lei è morto. Se vuole dimostrare il contrario, porti un documento che attesti che è vivo”, sono state più o meno le parole che si è sentito dire. Lo riporta Il Messaggero. L’errore sarebbe nato “da un decesso reale: quello di un familiare di 90 anni, effettivamente venuto a mancare il 24 febbraio scorso all’ospedale ‘Santissima Trinità’ di Sora. Solo che nel caos della compilazione dei documenti di morte da consegnare alle onoranze funebri, si sono confuse le identità: non uno ma due atti di morte e in uno dei due, al posto del defunto vero, compare lui”.

“La colpa è chiara: un errore materiale nel certificato di morte – come spiega Il Messaggero -. Peccato che nel frattempo la macchina della burocrazia si sia messa in moto e nel giro di appena 24 ore. Non è servita a nulla la comunicazione inviata due giorni dopo dalla Asl – che nel frattempo si era accorta della svista – all’Istituto per rimediare all’errore nato da una penna distratta, tradotto però in ‘cessazione immediata degli emolumenti'”.

 

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