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Il latte italiano, consumato dall’80% della popolazione, nasconde non poche insidie. Secondo uno studio recente, condotto dall’Università Federico II di Napoli e di Valencia tracce di tre farmaci, come antibiotici, antinfiammatori e cortisonici, sarebbe risultati presenti in 12 su 21 di latte analizzate.

Il caso è stato riportato anche dall’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano, e si riferisce ai lotti di latte commercializzati nei supermercati italiani. Tra le 12 marche emerse e che conterrebbero questi elementi, solo quello fresco Lidl conterrebbe contemporaneamente tutti e tre i farmaci; mentre in Ricca fonte, Esselunga fresco, Carrefour fresco e Parmalat Zymil fresco sono presenti due farmaci. Negli altri sei, invece, sarebbe stato rintracciato un solo farmaco. Ma le sostanze in grado di creare maggiori problemi alla salute dell’uomo sono gli antibiotici. Perché?

Vediamolo nello specifico.

L’immissione dei farmaci nel latte consumato nel nostro Paese, deriverebbe dalle modalità con cui le vacche vengono curate in caso di malattia…, in particolare per l’infezione alla mammella.

Che consisterebbe infatti nella somministrazione di antibiotici, con gravi ricadute poi sulla salute dei consumatori in quanto resistenti agli antibiotici.

Come spiega Il Fatto Quotidiano – , “il corpo non reagisce più ai farmaci, dal momento che i ceppi dei batteri si sono trasformati in organismi resistenti. Il decorso risulta così più lungo, aumenta il rischio di complicanze fino ad arrivare a esiti invalidanti e morte”. Per l’Italia il rischio è molto tangibile, dato che l’uso di antibiotici sulle vacche è 2,5 volte superiore alla media europea.