Marta Maria Ohryzko, la 32enne di origine ucraina, trovata morta il 13 luglio scorso in un dirupo a Ischia, in località Vatoliere, sarebbe stata vittima di un femminicidio. Per i carabinieri e la Procura di Napoli la donna si fratturò la caviglia cadendo in un dirupo dove il compagno violento la raggiunse per poi non prestarle alcun soccorso in merito, ma in aggiunta, sferrarle anche un pugno nell’occhio prima di soffocarla, tappandole naso e bocca con una mano. Al compagno della Ohryzko, il 41enne Ilia Batrakov, già detenuto per la morte della compagna, ora viene contestato anche l’omicidio volontario pluriaggravato.
Le nuove accuse sono state notificate nella casa circondariale di Poggioreale a Ilia Batrakov, dove il cittadino russo è detenuto dallo scorso 15 luglio, dopo la notifica di un provvedimento di fermo emesso dagli inquirenti per il reato di maltrattamento in famiglia aggravato dall’evento morte. La misura cautelare del carcere venne disposta dal gip il successivo 17 luglio e poi confermata dal Riesame il 5 agosto.
A dare una svolta alle indagini, le intercettazioni ambientali e telefoniche, rinvenute dai militari, e le risultanze della consulenza autoptica.
L’omicidio volontario viene contestato nella forma pluriaggravata dai motivi abietti e futili, e dal fatto che l’indagato avrebbe agito “approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa”. Ascoltato dai carabinieri all’epoca dei fatti, l’uomo raccontò che la sua compagna si era allontanata dalla roulotte nella quale vivevano insieme dopo un litigio, per poi cadere nel dirupo fratturandosi una caviglia. Più volte, fu accertato, chiese invano aiuto col telefonino all’uomo prima di morire non per un’embolia provocata dalla frattura, come venne ipotizzato in un primo momento, ma uccisa, secondo le nuove risultanze investigative, dal 41enne russo.
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