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Il Consiglio dei ministri ha approvato la Manovra e il dl fiscale. Lo ha reso noto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al termine del Cdm sottolineando che il Draft Budgetary Plan sarà inviato subito a Bruxelles, secondo quanto previsto. “Manteniamo tutte le promesse, siamo molto soddisfatti, frutto di un lavoro meditato e di tanti incontri”, ha quindi aggiunto.

“Abbiamo elaborato un progetto di politica economia che serve al Paese e ai cittadini: la cosa più bella è che siamo riusciti a mantenere i conti in ordine mantenendo le promesse fatte”, ha aggiunto ancora il premier Giuseppe Conte.

Il vicepremier Luigi Di Maio, ha spiegato poi che: “Il Reddito-pensione cittadinanza arriverà nei primi 3 mesi del 2019, come la partenza di quota 100”. Di Maio ha inoltre spiegato che la Manovra prevede un aumento della tassazione sul gioco d’azzardo “che è una piaga sociale da combattere” e ha aggiunto che l’anno prossimo sarà confermata “l’opzione donna” per il pensionamento anticipato.

Il ministro Tria, ha invece sottolineato: “Non si vuol far saltare l’Europa, ci sarà scambio di lettere con Ue”. “Confermo – ha quindi aggiunto – il dialogo continuo con la commissione Ue. Ci sono delle procedure: fra le regole Ue, c’è anche il modo in cui si affronta” i momenti in cui “un Paese che non segue le raccomandazioni. Si apre un dialogo, c’è una tempistica, ci sono delle lettere che vanno in una direzione, ci saranno delle osservazioni e immagino ci sarà anche una lettera di risposta e dei tempi in cui penseranno cosa fare”.

Il vicepremier Matteo Salvini, ha voluto sottolineare: “Nessun miracolo abbiamo fatto, ma impossibile riuscire a fare di più”. “Sono stanco ma estremamente soddisfatto”. “Cominciamo a mantenere gli impegni presi gradualmente ma con coraggio – ha proseguito il capo del Viminale-. Di più non so cosa avremmo potuto inserire in una manovra che non fa miracoli, non moltiplica pani e pesci ma apre opportunità di lavoro per centinaia di migliaia di giovani. Dopo 137 giorni di governo c’è da essere soddisfatti di quello che abbiamo fatto”.

Ma vediamo ora nel dettaglio cosa prevede la Manovra del popolo.

Pace fiscale, aliquota al 20% – L’intesa sulla pace fiscale, uno dei temi più dibattuti all’interno della maggioranza, è arrivata lunedì pomeriggio, poco prima dell’inizio del Consiglio dei ministri che ha licenziato la Manovra. La tanto discussa pace fiscale, contenuta nel decreto collegato alla Manovra, partirà subito: si potrà sanare la propria posizione presentando una dichiarazione integrativa su cui ci sarà una tassazione al 20% sul maggiore imponibile Irpef dichiarato nei 5 anni precedenti, con un massimo dichiarabile di 1/3 sull’imponibile dell’anno precedente. Il tetto, come chiedevano i M5s, è fissato a 100mila euro, e in più i pentastellati portano a casa la rassicurazione che “non ci sarà nessun salvacondotto” ma anzi, come sottolineato da Di Maio su Facebook, “per gli evasori ci sarà la galera”.

Reddito e pensione di cittadinanza – Il reddito e la pensione di cittadinanza, il cui costo si aggira attorno ai 10 miliardi (9 per l’erogazione dell’assegno e uno per il rafforzamento dei centri per l’impiego) partirà nei primi tre mesi del 2019. L’assegno da 780 euro, secondo quanto annunciato finora, verrà caricato sul bancomat, con una sorta di monitoraggio degli acquisti. Il sostegno sarebbe garantito solo a patto di frequentare corsi di formazione e di prestare 8 ore a settimana di lavoro socialmente utile. Il reddito verrebbe meno dopo il rifiuto di tre offerte di lavoro, ma con una specifica “geografica“, con l’obiettivo di non penalizzare cioè chi non accetterà come prima offerta un’occupazione al di fuori della propria città o Regione.

Rottamazione delle cartelle sotto i mille euro – Non basta: il M5s rivendica l’impegno su una nuova “rottamazione”: via sanzioni e interessi per tutti su cartelle e liti, con pagamento dilazionato in 20 rate trimestrali, cioè in 5 anni. Lo stralcio riguarda le cartelle sotto i 1.000 euro ante 2010: si tratta del 25% del magazzino fiscale per circa 10 milioni di contribuenti.

– Dal taglio alle pensioni d’oro, un miliardo in tre anni – Tra le coperture della legge di bilancio ci sarà anche il taglio alle pensioni d’oro sopra i 4.500 euro da cui il governo conta di recuperare un miliardo in tre anni. Un altro miliardo e trecento milioni verrà recuperato in un triennio dai fondi per l’immigrazione: oltre 500 milioni subito, a partire dal 2019.

– Da febbraio via libera a quota 100 – Via da febbraio, senza limiti e penalizzazioni, a quota 100 per andare in pensione, con la formula di aver raggiunto almeno 62 anni e 38 di contributi. Il costo dell’operazione è stato calcolato in 7 miliardi di euro. Non ci sarà nessun aumento di tasse, promettono da Chigi, se non per banche e assicurazioni, e invece arrivano cento milioni per le politiche della famiglia e più fondi per la Sanità.

Flat Tax per gli autonomi – Il forfait esiste già ed è al 15% per i professionisti con ricavi fino a 30mila euro e per le altre categorie con ricavi fino a 50mila euro. L’obiettivo è estendere la platea ad autonomi, Snc, Sas e Srl che optano per il regime di trasparenza con ricavi fino a 65mila euro. Dai 65.000 ai 100.000 euro si pagherà un 5% addizionale. Le start up e le attività avviate dagli under35 godranno di un supersconto al 5%. Il costo è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime.

Sgravi Ires, su utili reinvestiti taglio al 15% – L’aliquota al 24% scenderà di 9 punti sugli investimenti in ricerca e sviluppo, in macchinari e in assunzioni stabili. Il costo è di 1,5 miliardi di euro. Dovrebbero essere anche confermati gli ammortamenti di Industria 4.0.

7 miliardi di tagli, anche da immigrazione – Per legge i ministeri devono operare tagli per un miliardo l’anno. Lo sforzo richiesto potrebbe essere però superiore, pari a 3-4 miliardi. Promesso un taglio di 1,3 miliardi in 3 anni sull’immigrazione, di cui 500 milioni nel 2019, derivanti, secondo Matteo Salvini, da minori sbarchi e dal taglio “dei famosi 35 euro al giorno”.

Da investimenti spinta al Pil – Il capitolo investimenti è quello più gradito al ministro dell’Economia, Giovanni Tria. E’ previsto che valga lo 0,2 del Pil, pari a 3,5 miliardi. Oltre alle risorse finanziarie si punta a sbloccare gli investimenti a livello locale con uno sblocco dei bilanci dei Comuni (anche quelli in perdita) e con una revisione della soglia per gli appalti senza gara.

Il dl “Taglia scartoffie” – Nel corso del Consiglio dei ministri arriva anche il via libera al decreto “Taglia scartoffie” che prevede oltre 100 adempimenti in meno per le imprese, e misure per una Rca auto “equa”. Stop anche al duplice incarico governatore regionale e commissario alla Sanità: “Non ci sarà mai più un caso De Luca”, commentano dal M5s. Inoltre, chi ha crediti non vedrà pignorata la casa. E arrivano misure contro i medici furbetti che aumentano la lista di attesa per l’intramoenia ospedaliera.

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