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L’Associazione nazionale divorzisti italiani rivela che nell’anno appena passato, c’è stato un aumento delle separazioni pari al 60% rispetto al 2019.

Il 40% riguarderebbe infedeltà coniugali, anche virtuali, mentre il 30% violenza familiare e il 30% per altre cause.

“Sono aumentate infatti, le richieste di separazione dovute principalmente alla convivenza forzata che è poi la fonte di tutti i problemi principali che ci sono all’interno di una coppia”, spiega Matteo Santini, all’Ansa, avvocato e presidente dell’Associazione nazionale avvocati divorzisti e direttore scientifico Centro Studi ricerche diritto alla famiglia e minori. “Un conto è condividere i weekend e le sere – continua l’avvocato – un conto è condividere l’intera giornata con tutti i problemi relativi all’emergenza sanitaria: stress sanitario per la malattia, mancanza di lavoro, convivenza con i figli con le difficoltà connesse alla didattica a distanza. Questo comporta un’esplosione emotiva che porta al desiderio di allontanamento e alla richiesta di separazione”.

Secondo l’Ami nel 2020 ci sono state un 30% in più di richieste di separazioni di cui la metà giudiziali, quindi non consensuali, un aumento del 20% dei femminicidi e un aumento del 70% di violenze all’interno della famiglia. Numeri che parlano da soli.

Un dato che resta costante nelle statistiche delle separazioni in era covid, la differenza tra Nord e Sud dell’Italia. Secondo entrambe le associazioni, infatti, le separazioni sono due volte maggiori al Nord rispetto a quello che avviene al Mezzogiorno: 450 separazioni ogni mille coppie al Nord e “solo” 200 al Sud (dati Ami).

Un ulteriore aspetto da prendere in considerazione è un ulteriore aspetto negativo del lockdown, è il blocco dei tribunali: sempre secondo l’Ami sono 10 mila le coppie in attesa di un giudizio provvisorio, costrette a convivere sotto lo stesso tetto, loro malgrado.

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