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Henry de Toulouse-Lautrec

(1864 -1901) è stato un raffinato e strepitoso cronista per immagini della vita bohémien di fine Ottocento, della Parigi notturna dei cafè-chantan di cui era assiduo frequentatore.

A Palazzo Reale a Milano è stata allestita una grande mostra monografica dal titolo “Toulouse – Lautrec. Il mondo fuggevole“, aperta al pubblico fino al 18 febbraio 2018. che ne evidenzia l’intero percorso artistico e i tratti di straordinaria modernità. La mostra, a cura di Danièle Devynck (direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi) e Claudia Zevi, è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, da Palazzo Reale, da Giunti Arte Mostre Musei e da Electa, con il Musée Toulouse-Lautrec di Albi e l’Institut national d’histoire de l’art (INHA) di Parigi.

Oltre 200 opere, tra cui 35 dipinti, più litografie, acqueforti e 22 manifesti realizzati dall’artista.

Era nelle oscure atmosfere della vita notturna che Toulouse-Lautrec si muoveva per trarre ispirazione, immortalare i suoi soggetti preferiti e scovare aspetti a volte torbidi a volte semplicemente inattesi, che nessuno prima di lui era riuscito a raccontare con accertata veridicità. In quegli ambienti di luci soffuse e ombre si rifugiava per riuscire a mitigare la deformità che fin da piccolo lo accompagnava. Nacque infatti con una rara malattia congenita, dovuta alla consanguineità dei genitori, che ostacolava la crescita degli arti inferiori. A causa di una degenerazione ossea, all’età di 14 anni gli si fratturarono le gambe e fu sempre costretto a muoversi con l’ausilio di bastoni. Di origini nobili ereditò dal padre il conte Alphonse de Toulouse-Lautrec, la passione per il disegno, ma dopo un’educazione classica, maturò un segno grafico sicuro e provocatorio con cui creò immagini moderne e di estremo realismo che fanno ormai parte del nostro immaginario. Alloggiò nel quartiere di Montmartre in rue d’Ambroise, la via dei postriboli e divenne ospite fisso del “Moulin Rouge”, del “Moulin de La Galette” e di altri locali. Amava ritrarre attrici, cantanti e ballerine di can can, che con le sue emblematiche affiche, dai colori accessi in campiture piatte, dalle inquadrature originali, in parte ispirate dalle stampe giapponesi, rendeva ancor più popolari. Tra queste ricordiamo Jane Avril e Yvette Guilbert, che furono anche sue compagne.