«I diverticoli sono delle tasche, delle saccocce che si formano dove la parete del colon si assottiglia, si indebolisce e cede», a parlarne è Attilio Giacosa, docente di gastroenterologia all’Università di Pavia. Il colon cede perché, invecchiando, diventa meno elastico e può essere messo a dura prova dalla pressione delle feci dure che passano al suo interno, determinando così una dilatazione della mucosa verso l’esterno. Ma nella stragrande maggioranza dei casi, avere diverticoli non significa stare male. «Indicativamente su dieci pazienti otto non hanno alcun sintomo», puntualizza lo specialista. Come si legge infatti sulla rivista Gastroenterology, solo il 20% dei pazienti sviluppa la sintomatologia, il che vuol dire che la presenza di diverticoli – definita diverticolosi – nella maggior parte della popolazione resta asintomatica e così c’è chi scopre di averli casualmente, in seguito a colonscopia o altri esami radiologici o endoscopici del colon effettuati per altri motivi, a causa di un semplice e forte mal di pancia.
L’alimentazione, il mangiare frutta, verdura e cereali intergali, per un adeguato apporto di fibre, e bere molta acqua, può aiutare la digestione, rendere più morbide le feci e favorire il transito intestinale, sono buone abitudini per ridurre il rischio di andare incontro a diverticolosi sintomatica.
“La malattia diverticolare causa dolori addominali, gas, irregolarità intestinale, quindi diarrea o stipsi», spiega Giacosa. «E va curata per non andare incontro al rischio di complicanze». Quindi, considerato che può essere il segnale di diverse malattie, in presenza di dolore addominale il consiglio è quello di parlarne subito con uno specialista, per stabilire subito la causa della sintomatologia dolorosa.
«Una terapia farmacologica polivalente: dai probiotici, per stabilizzare i processi fermentativi della flora intestinale, agli antibiotici, che agiscono come antinfiammatori della parete del colon. Sono quelli usati anche in caso di colite ulcerosa o morbo di Crohn», conclude Giacosa.