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Serena Mollicone, la ragazza di Arce,  in provincia di Frosinone, “non è morta” dove venne trovata, nel boschetto di Fontecupa, nel territorio di Fontana Liri nel giugno del 2001.

È quanto stabiliscono in aula, nell’ambito del processo d’appello, i luogotenenti dei carabinieri Vittorio Della Guardia, Ferdinando Scatamacchia e Rosario Casamassima, all’epoca dei fatti in servizio al Ris di Roma, sentiti come testimoni.

“Da tecnico e non da investigatore – ha detto in particolare Casamassima -, e sulla base degli elementi isolati sul nastro adesivo, escludo che la ragazza sia stata uccisa sul posto dove è stato trovato il cadavere“.

“Serena Mollicone ha urtato la porta dell’alloggio della caserma dei carabinieri e a supporto di questa teoria c’è il fatto che sia sul nastro che sul capo della vittima c’erano elementi da vernice da caldaia e una traccia della stessa porta”. “La nostra valutazione” sulla dinamica dell’omicidio “è supportata dalle leggi della fisica”.

Non è stato trovato un altro luogo compatibile con questa ricostruzione. “Dovremmo andare da un’altra parte e trovare la stessa porta e la stessa caldaia”, hanno aggiunto, ma “siamo partiti da un’indagine dove c’erano già alcuni elementi” e siamo andati avanti su questo.

“Le analisi eseguite supportano l’ipotesi che Serena Mollicone sia entrata in caserma“.

“Gli elementi, legno, resina e colla, che trovo sul nastro che avvolgeva il capo di Serena Mollicone sono riconducibili a una porta dell’alloggio della caserma “, hanno spiegato. E il frammento di vernice ha le stesse formazioni che sono presenti sullo sportello della caldaia acquisita nell’appartamento a trattativa privata all’interno della caserma”, hanno aggiunto spiegando nel dettaglio le analisi svolte.

“Nella consulenza abbiamo provato a rafforzare un concetto, a prescindere dalla probabilità, abbiamo elementi che dicono una cosa e un’altra ancora. Il concetto è che se abbiamo trovato due elementi che stanno insieme hanno un valore maggiore“, hanno concluso. “Un campione preso dallo sportello della caldaia che abbiamo prelevato sul balcone di un alloggio della caserma aveva la stessa composizione del frammento sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena Mollicone e presentava anche le stesse tracce rosse di ruggine”.

Per il caso di Serena Mollicone il lavoro dei Ris è stato minuzioso ed è durato “oltre un anno” con diverse ispezione nei luoghi del ritrovamento e l’utilizzo di filmati acquisiti e rivisti dai carabinieri.

“Abbiamo dovuto isolare i reperti, rinominarli e fotografarli – hanno spiegato -. Poi è stato stabilito un iter analitico studiando i materiali”. “Sulle 139 tracce totali rinvenute, 111 erano di pelle e bigattini, 23 di legno, 3 di legno e colla e 2 di resina”.

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