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Una specie migratoria su cinque è  a richio di estinzione e quasi la metà (il 44%) è in declino.

A dirlo un nuovo rapporto dell’Onu. Che evidenzia come i pesci, siano particolarmente a rischio. Razze e storioni si sono ridotti del 90% in cinquant’anni.

Tra gli animali migratori troviamo poi i pipistrelli, i fenicotteri, le anguille, le balene e le tartarughe marine. Essi si spostano per seguire le migliori condizioni ambientali e avere più facilmente accesso al cibo.

L’esistenza di questi esseri viventi è stata messa a dura prova soprattutto dagli esseri umani con attività come la caccia, la pesca e altre forme di sfruttamento eccessivo del quale è vittima il 70% degli animali. Inoltre, il report punta il dito contro la perdita degli habitat che ha colpito fino al 75% le specie. Essa si riferisce a fenomeni diversi, come la costruzione di una nuova strada, la costruzione di dighe, l’abbattimento di foreste ma anche la costruzione di un nuovo impianto energetico, comprese le pale eoliche.

Contro l’habitat, che viene modificato, è fondamentale identificare le aree critiche per le specie migratorie, aumentando così anche gli sforzi per conservarle e al tempo stesso cercare di mitigare l’impatto di qualsiasi infrastruttura creata dall’uomo sulle rotte migratorie in cielo, in mare e in terra.

Contro il sovrasfruttamento degli animali migratori, l’Onu raccomanda di aumentare il monitoraggio delle attività illegali come ad esempio le attività di overfishing e di cattura non intenzionali. Una revisione nelle pratiche di pesca, come quella dei pescherecci.

 

ph credit pixabay

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