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A Bologna una famiglia di origini tunisine, a cui il ministro della Lega Matteo Salvini citofonò nel 2020, chiedendo se ci fosse in casa uno spacciatore, è stata condannata per traffico di stupefacenti.

Per il gesto di Salvini, avvenuto durante la campagna elettorale per le Regionali emiliane, ci furono non poche polemiche nei confronti del leader della Lega. Ma ora si apprende che il processo di 1° grado si è concluso con ben 21 condanne, la più alta a 14 anni e sette mesi nei confronti di un’organizzazione che gestiva lo spaccio in zona Pilastro.

Secondo l’accusa l’associazione era composta da sette persone più un minore: tutti pianificavano gli acquisti di cocaina e hascish, cercavando nuovi fornitori e i locali dove stoccare la droga che poi rivendevano sulla piazza locale.

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