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“Una donna ha tentato di rapire il mio bambino, strappandomelo via dalle mani”.

E’ quanto ha denunciato alla Polfer da una 60enne di Terracina, mercoledì mattina in stazione Termini a Roma insieme al nipotino di 10 anni.

“Mi sono opposta con tutte le forze – ha raccontato la donna agli agenti della Polfer, come riporta il quotidiano Il Messaggero -, sono stata scaraventata per terra e picchiata, urlavo disperatamente, ma nessuno è intervenuto per aiutarci. E’ stato terribile”.

La donna era arrivata a stazione Termini molto presto per sottoporsi a una visita medica specialistica. Aveva dovuto portare con sé il nipote perché la scuola era  chiusa per un guasto ai riscaldamenti e il padre del piccolino si trova all’estero per motivi di lavoro. Tornati in stazione per rientrare a casa, una donna si è avvicinata a lei e al suo nipotino nell’intendo di poterglielo portare via.

Era sulla quarantina, con accento straniero, capelli ricci castano scuro sulle spalle. Indossava dei jeans blu, scarpe da ginnastica, un giubbotto grigio scuro e una sciarpa marrone”, si legge nel verbale della denuncia. “Non sembrava una sbandata, ma una dei tanti passanti”. Rivolgendosi al piccolo, la donna ha detto: “Che bello sei”. Poi, improvvisamente, lo ha afferrato per il giubbino, tirandolo a sé”.

“Mi diceva ‘lascialo’ e a lui ‘vieni con me, sono io la tua mamma’. Di impulso l’ho stretto ancora più forte“, ha spiegato la nonna. Anche il nipote si è difeso cercando di allontanare la sconosciuta come poteva, tirando calci. La sconosciuta a quel punto ha mollato la presa, ma poi ha afferrata per i capelli la 60enne, facendola cadere a terra e colpendola con calci, pugni e un ombrello.

“Alcuni passanti – è la ricostruzione della donna di Terracina – si sono fermati mentre la donna ci aggrediva, si era formato un circoletto, ma nessuno è intervenuto in nostro soccorso. Non riesco ancora a crederci”. Raccontato tutto alla Polfer, la 60enne di Terracina, che ha riportato anche delle lesioni, per l’aggressione che ha dovuto subire,  è tornata con gli agenti sul luogo dell’aggressione, dove ha rivisto la donna e l’ha indicata agli agenti che l’hanno fermata e identificata.

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