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All’ospedale Giovanni Paolo II, qualche settimana fa l’unità Operativa di Oncologia Interventistica e Medica Integrata, diretta dal dott. Cosmo Damiano Gadaleta, con l’ausilio di un gruppo di oncologi medici afferenti al reparto di Oncologia Medica Integrata, del quale è responsabile il dott. Girolamo Ranieri, ha applicato una tecnica importata dal Giappone (dove i pazienti con cancro pancreatico non operabile sopravviventi ad un anno grazie alla terapia locale intra-arteriosa sono oltre il 41 per cento).

“La tecnica consiste nell’attuazione di un trattamento loco-regionale mininvasivo di tipo ‘combinato’, fisico e chimico, per così dire, chirurgico e medico – spiega il dott. Gadaleta – In un primo tempo, nel corso di un intervento radio-chirurgico mininvasivo (accesso percutaneo di 2 millimetri), eseguito in sala operatoria angiografica con l’ausilio di angiografia, TAC ed Eco, il chirurgo radio-oncologo, dopo una meticolosa e lunga identificazione radiologica, ‘a cielo coperto’, di tutte le numerose piccole arterie che giungono al pancreas e al suo tumore dagli organi vicini, procede dall’interno dei vasi alla loro ‘chiusura’ con emboli metallici e colla, lasciando ‘aperta’ una sola via di accesso in corrispondenza della coda del pancreas: qui viene piazzato un cateterino per poter procedere al secondo tempo terapeutico. A questo punto, attraverso il cateterino, si procede a una lenta e prolungata somministrazione di chemioterapico. In questo modo, tutto il pancreas, compreso il tumore e le sue diramazioni che abbracciano i vasi sanguiferi e i visceri addominali vicini (duodeno, vena porta, arteria epatica e splenica) sono lentamente e continuamente perfusi con piccole ma ininterrotte quantità di chemioterapico che, un po’ alla volta, fa ‘restringere’ il tumore, fino a renderlo trattabile ulteriormente con altre modalità (elettroporazione e/o chirurgia tradizionale)”.

Tale procedura, consentirebbe e la più lunga sopravvivenza oggi raggiungibile nei pazienti con cancro pancreatico, pari a circa 30 mesi. Ulteriori trattamenti locali, quali l’elettro-chemioterapia (elettroporazione reversibile più bleomicina), unitamente all’ipertermia esterna non invasiva e ad una quota di chemioterapia sistemica (chemio-ipertermia, di cui è dotato l’istituto barese) potranno ulteriormente prolungare questo prezioso lasso temporale. dando una speranza in più a tanti pazienti.

Il primato firmato dall’Istituto tumori restituisce speranza a quanti sono entrati nel tunnel del carcinoma del pancreas, un tumore con una prognosi molto severa, essendo la quarta causa di decesso tra le malattie oncologiche.

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