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Sono stati costruiti con successo i primi reni in miniatura completi di ogni dettaglio, compresa la complessa rete di vasi sanguigni che apporta ossigeno e nutrienti, rimuovono le sostanze di scarto e favoriscono la comunicazione tra le cellule.

I nuovi organi costruiti in laboratorio (organoidi) sono da utilizzare per studiare malattie e sperimentare farmaci. Il risultato pubblicato sulla rivista scientifica Nature Methods.

Il gruppo di ricerca è del Brigham and Women’s Hospital di Harvard, guidato dai professori Jennifer Lewis e Ryuji Morizane.

I reni in miniatura sono stati coltivati in laboratorio a partire da cellule stamimali utilizzando la tecnica spampa 3D. Già nel 2015 Morizane aveva sviluppato un metodo per realizzare dei mini-reni in 3D da cellule staminali umane pluripotenti, ma privi di un sistema completo di vasi sanguigni. Altri gruppi di ricerca nel mondo sono riusciti a far maturare reni in miniatura impiantandoli in animali, dove si collegavano al loro apparato vascolare.

Adesso è stato fatto un passo in avanti perché i mini-reni sono stati sottoposti allo sforzo prodotto dal passaggio di liquidi, che hanno stimolato i tessuti a creare reti vascolari più mature sviluppate in tutto l’organoide.

“E’ la prima volta che, facendo fluire dei liquidi attraverso gli organoidi dei reni, siamo riusciti a migliorare in vitro la loro vascolarizzazione e crescita”, rileva Morizane. Si tratta di un passo in avanti molto importante, “che apre nuove strade per sperimentare in vitro la tossicità dei farmaci e avere modelli delle malattie che colpiscono i reni, utilizzando direttamente le cellule staminali dei pazienti”, aggiunge Lewis. Lo stesso metodo, conclude, potrebbe essere usato “per vascolarizzare altri tipi di organoidi, come ad esempio il fegato”.

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