In Europa, un caso su 20 di tumore alla vescica, associato a prodotti chimici presenti nell’acqua che beviamo dal nostro rubinetto di casa. I ricercatori, parlano infatti, di un totale di 6.561 casi l’anno in 26 paesi del mondo. L’Italia non fa alcuna eccezione in merito.
A dirlo, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Health Perspectives”, da cui emerge anche che concentrazioni massime dei contaminanti hanno superato il limite di 100 microgrammi per litro in 9 paesi, tra cui, appunto, anche l’Italia.
Ricerche precedenti avevano associato il cancro alla vescica a l’esposizione prolungata a un gruppo di sostanze chimiche chiamate trialometani (THM), come il cloroformio, risultate cancerogene negli studi sugli animali e che si formano come sottoprodotto indesiderato quando l’acqua veniva disinfettata negli impianti.
Per stimare l’entità del problema e del rischio, i ricercatori del Barcelona Institute for Global Health, hanno analizzato la presenza di sostanze chimiche nell’acqua potabile negli stati UE tra il 2005 e il 2018, inviando questionari agli organismi responsabili della qualità delle acque nazionali.