Spread the love

Nella giornata Mondiale sul Parkinson, che si celebra oggi, la Società Italiana di Neurologia (Sin), ribadisce l’importanza di intervenire presto con terapie mirate contro questa malattia che colpisce nel mondo 5 milioni di persone, di cui 400.000 solo in Italia.

Il Parkinson si manifesta intorno ad un’età di circa 60 anni, ma tra il 10 e il 20% dei pazienti che iniziano ad avere sintomi anche prima dei 50 anni, c’è anche il caso dell’attore Michael J. Fox Foundation. E queste forme a insorgenza giovanili sembrano in aumento. Così come si stima anche che sia in costante aumento il numero dei pazienti colpiti, che porterà nei prossimi 15 anni a 6.000 nuovi casi ogni anno nel nostro Paese.

La causa di questa malattia neurodegenerativa è la presenza anomala, nel cervello, di aggregati della proteina alfa-sinucleina, che porta alla morte selettiva dei neuroni produttori di dopamina. Spesso, nel momento in cui si riceve la diagnosi, oltre il 60% delle cellule dopaminergiche sono già degenerate.

“Iniziare il trattamento in fase precoce o anche pre-sintomatica – spiega Alfredo Berardelli, presidente Sin e ordinario di Neurologia presso La Sapienza Università di Roma – è importante sia per controllare i sintomi che per rallentare l’evoluzione. In queste fasi, infatti, i farmaci dopaminergici o neuroprotettivi in studio potrebbero modificarne il decorso”. Per diagnosticare la malattia nella fase pre-sintomatica bisogna prestare attenzione alle manifestazioni cliniche non specifiche come deficit dell’olfatto, depressione, ma anche, come recenti ricerche confermano, il disturbo comportamentale durante il sonno Rem: circa il 60% dei pazienti che urlano, scalciano, tirano pugni, infatti, sviluppa Parkinson entro 10-12 anni. Ad oggi non c’è una cura definitiva ma sono disponibili farmaci che possono tenere sotto controllo i sintomi, a cui possono essere associate anche terapie con ultrasuoni focalizzati e stimolazione cerebrale profonda. La ricerca scientifica prosegue ma ha bisogno di dati sempre più precisi.

“I disordini del movimento sono fonte di un elevato grado di disabilità ma non sono disponibili dati epidemiologici precisi sulla distribuzione di queste malattie – sottolinea Mario Zappia, presidente dell’Accademia Limpe-Dismov-. Per questo motivo, abbiamo avviato il progetto Radac (Raccolte Dati Clinici), che ha l’obiettivo di consentire la raccolta sistematica di dati clinici su soggetti affetti da diversi tipi di disordini del movimento, residenti nelle diverse regioni, al fine di valutarli, archiviarli e renderli disponibili per studi e ricerche”. Questo permetterà di “definire la prevalenza e l’incidenza di tali patologie a livello regionale e nazionale e di identificare sottotipi clinici insieme ai fattori di rischio e ai fattori protettivi”, conclude Leonardo Lopiano, presidente di Fondazione Limpe. Tra questi ultimi, “anche l’alimentazione sana e una regolare attività fisica, che hanno dimostrato avere un ruolo importante”.

Per celebrare la Giornata mondiale sul Parkinson, istituita nel 1997 dall’European Parkinson’s Disease Association, è stata scelto l’11 aprile, data di nascita di James Parkinson, il medico inglese che nel 1817 descrisse per la prima volta la ‘paralisi agitante’. Per l’occasione eventi e iniziative di sensibilizzazione sono state organizzate in tutto il mondo e molti saranno i monumenti che oggi saranno illuminati di blu.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.