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Fu trovata strangolata nel suo letto, Alina Cristina Cozac,  il 22 gennaio scorso, in una casa a Spoltore, in provincia di Pescara. L’arresto  che è stato emesso dal gip del Tribunale di Pescara  è avvenuto dopo 8 mesi di indagini, condotte dagli inquirenti.

La vittima aveva 40 anni e il decesso sarebbe venuto secondo gli inquirenti per strangolamento. Anche se in un primo momento, poteva sembrare anche per cause naturali.

L’uomo stesso, accusato oggi di omicidio volontario, suo convivente, fu a chiamare il 118 intorno alle ore 4 del 22 gennaio scorso: il personale sanitario intervenuto sul posto trovò la donna sul letto e tentò inutili manovre rianimatorie constatando anche  il suo decesso. Fu con il riascolto della telefonata registrata in atti che emersero che nascquero poi i palesi dubbi: a seguito dell’autopsia il medico legale aveva stabilito che la morte fosse avvenuta per strangolamento, informando subito i magistrati. Evidenti segni di forzatura trovati sul collo della giovane donna.

A questo punto la Procura aveva iscritto quale indagato D.M., unico presente in casa, che nel corso dell’interrogatorio aveva affermato che la donna quella notte accusò un malore che lo indusse a chiamare il 118. Ma la relazione finale dei medici legali, depositata alla Procura della Repubblica a luglio scorso, ha confermato un complesso di evidenze macroscopiche e microscopiche che hanno condotto i magistrati a ritenere un giudizio univoco di asifissia meccanica violenta da strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo.

La donna presumibilmente è stata colta di sorpresa, nel suo letto, e poi strangolata con il ginocchio o con l’avambraccio dell’omicida. Dalle indagini è emerso anche che la vittima aveva manifestato alle amiche e a parenti l’intenzione di voler interrompere quella lunga relazione e convivenza con l’uomo.

foto crediti ilcentro

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