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Nel 2011 ricordiamo che era stata emanata una norma sulla cedolare secca sugli affitti nella quale erano previsti dei vantaggi per coloro che indicavano contratti di affitto in nero per i quali la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima.

La Consulta, ha fatto decadere uno dei punti cardini della cedolare secca sugli affitti, che per i contratti non registrati prevedeva un canone annuo pari al triplo della rendita catastale, più un adeguamento Istat.

La sentenza, depositata oggi ha dichiarato invece illegittima tale norma, che multava anche la registrazione di un contratto di locazione con un giorno di ritardo.

Corrado Sforza Fogliani, presidente della Confedilizia, ha spiegato che: ‘‘la sentenza in questione, conferma che la Consulta presidia con fermezza i principi di certezza e correttezza del diritto anche con riguardo ai decreti legislativi”.

Tale sentenza con effetto retroattivo dichiara dunque nulli tutti i contratti registrati a partire dal sei giugno del 2011 e pertanto, i proprietari degli immobili potranno chiedere agli inquilini di lasciare la casa, perché il contratto cadrà, così come la norma di legge che lo prevedeva.

L’illegittimità della norma è da imputare ad un eccesso di delega, perché i contenuti del decreto legislativo emanato dal governo sono andati oltre il perimetro fissato dal Parlamento nella legge delega, violando così l’art. 76 della Costituzione.

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