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Una giovane mamma verso la fine del 2000 metteva al mondo il suo bambino con sindrome di down, all’ospedale di Portogruaro, ma non lo sapeva.

E’ iniziata così la battaglia legale della giovane coppia, 6 anni fa.

L’Azienda sanitaria 4 Veneto Orientale è ritenuta responsabile di omessa diagnosi di malformazione genetica. Nei giorni scorsi è arrivata anche la sentenza: il Tribunale civile di Pordenone ha dato ragione ai coniugi intimando all’Asl un risarcimento danni di quasi mezzo milione di euro.

Secondo il giudice, infatti, la struttura sanitaria e il suo primario di ostetricia e ginecologia non avevano sottoposto la futura madre, poco più che 20enne, alla diagnostica prenatale e non avevano fornito alla paziente un’informazione esaustiva circa gli screening a disposizione, come amniocentesi e villocentesi, esami invasivi, che avrebbero potuto rilevare la sindrome del piccolo e che avrebbero potuto far decidere per una possibile interruzione di gravidanza.

Il tribunale ha quindi riconosciuto alla famiglia del bambino, ora 18enne “un danno patrimoniale da nascita indesiderata del figlio”, calcolando il maggior costo economico per il mantenimento sostenuto dai genitori.

“La fattispecie – scrive il giudice Francesco Tonon – costituisce un caso paradigmatico di lesione di un diritto della persona, di rilievo costituzionale, che indipendentemente da un danno morale o biologico, peraltro sempre possibile, impone comunque al danneggiato di condurre giorno per giorno, nelle occasioni più minute come in quelle più importanti, una vita diversa e peggiore di quella che avrebbe altrimenti condotto”.

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