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La pulsatilità dei vasi del collo, sia di tipo arterioso o venoso, è un vero e proprio allarme per individuare con anni di anticipo le persone a rischio di malattie cognitive come nel caso della demenza senile e dell’Alzheimer. Se ne è parlato a lungo in occasione del IX Convegno dell’Isnvd (International Society Neurovascular Desease – www.isnvd.org) che si è tenuto in questi giorni a Ferrara, presieduto da Paolo Zamboni, professore di Chirurgia Vascolare all’Università locale. Tra gli argomenti trattati, il ruolo sempre maggiore delle vene extracraniche nella funzione cerebrale, e quindi nelle malattie neurodegenerative come ad esempio la sclerosi multipla; l’ictus (i cui esami sono sempre più raffinati consentano di predire la possibilità di recupero dei pazienti); il contributo dell’angioplastica dilatativa venosa delle giugulari nella terapia della Sindrome di Menière.

Gli specialisti parlando dell’Alzheimer sostengono che si arriverebbe a 131 milioni di malati entro il 2050, demenza, Sclerosi multipla 2,3 milioni di malati, una diagnosi ogni 4 ore, di Ictus (seconda causa di morte al mondo secondo l’Oms), cefalea intrattabile, sindrome di Menière, ipertensione endocranica. Confrontandosi in ambito vascolare e neurologico assieme a biologi, fisici, matematici, bioingegneri, in un’ottica fortemente innovativa e interdisciplinare nella convinzione hanno evidenziato che solo la combinazione di contributi diversi può offrire risposte innovative in questi campi.

Dai numerosi interventi fatti dai ricercatoti al convegno è emersa, anche, l’importanza del drenaggio cerebrale. Ossia: il guardare i vasi del collo, sia di tipo arterioso che venosi che linfatici.

Vi sarebbe infatti, uno strettissimo rapporto, scientificamente provato tra circolazione sanguigna e malattie neurodegenerative.

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