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Si parla di iperidrosi, cioè eccessivo sudore, quando la causa non è legata all’ambiente circostante, quando ad esempio si passa ad un clima caldo umido, si fa attività fisica, è in corso la menopausa, in occasione delle classiche vampate di calore, si è in pubertà…

L’eccesso di produzione delle ghiandole sudoripare si concentra soprattutto sul palmo delle mani, sotto la pianta dei piedi e alle ascelle. A peggiorare il quadro possono essere determinate patologie, come anche un eccessivo consumo di caffè e tè, nicotina se si fuma troppo o magari anche l’ansia.

Da qui ne deriverebbe un “cocktail” di sudore micidiale, maleodorante, insopportabile per se stessi e per gli altri.

Il disturbo può essere controllato con deodoranti e altre strategie come l’impiego dell’acido tannico o la ionoforesi che limita temporaneamente la secrezione delle ghiandole e quindi modifica l’azione delle cellule secretorie. I deodoranti, in particolare, debbono prevenire o mascherare i cattivi odori ma senza danneggiare il ph della pelle.

Esistono diversi principi che possono essere utilizzati, dagli antimicrobici fino ai classici antitraspiranti, passando per composti ad azione coprente o assorbente. I primi contengono sostanze in grado di impedire che la flora batterica colonizzi le secrezioni cutanee. Quelli battericidi invece uccidono i microrganismi, ma pur avendo una lunga durata d’azione possono compromettere l’equilibrio fisiologico cutaneo. I batteriostatici possono limitare la crescita di microorganismi, rispettando maggiormente la flora batterica cutanea fisiologica.

Anche alcune sostanze naturali possono come la salvia, il timo, la lavanda o il limone, il bicarbonato di sodio possono aiutare a combattere una certa sudorazione.

Quando serve il chirurgo
Quando l’iperidrosi appare incontrollabile, però, la parola può passare al dermatologo ed infine al chirurgo. Se gli antitraspiranti non bastano a controllare la situazione, si può pensare ad una cura con tossina botulinica immessa direttamente nelle aree che producono “troppo” sudore. Si iniettano piccole e numerose quantità di farmaco che dopo circa una settimana bloccano la trasmissione nervosa alle ghiandole sudoripare, riducendo la secrezione per 4-5 mesi, poi la sudorazione gradualmente incomincia a riprendere. Il trattamento non ha effetti collaterali importanti: le iniezioni possono però dare dolore, soprattutto al palmo delle mani.

Il chirurgo, invece, può proporre diversi tipi di interventi chirurgici: il primo e più importante è la simpaticotomia. In endoscopia si interrompono le vie nervose dirette alle ghiandole sudoripare, riducendo in modo permanente la sudorazione. È un intervento che comporta minime incisioni, richiede una anestesia generale di circa 40 minuti e viene effettuato in day-hospital. Rara complicanza dell’intervento è la sindrome di Horner che comporta una ptosi (cioè una sorta di caduta) della palpebra, mentre più frequente è la sudorazione compensatoria, che può intervenire sulle aree non coinvolte dall’interruzione nervosa (5-7 per cento dei casi).

Se il problema è localizzato alle ascella, si può puntare a eliminare le ghiandole sudoripare localizzate nell’area, che vengono identificate con coloranti per poi essere asportate. L’intervento lascia cicatrici ascellari che possono essere fastidiose nei primi periodi post operatori, e possono guarire in tempi lunghi (3-4 settimane) a causa della area soggetta a movimenti e “frizioni”. L’intervento dura circa 20 minuti per lato e si effettua in anestesia locale in ambulatorio.

Foto credit Medicinalive.com

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