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Secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) quella dell’antibiotico-resistenza è una vera e propria emergenza planetaria che riguarda anche l’Italia, seconda solo alla Grecia in Europa per l’uso (o meglio l’abuso) di antibiotici.

Secondo Vincenzo Mirone, segretario generale della Società italiana di urologia (Siu), “ormai da tempo questa problematica è una priorità di sanità pubblica, non soltanto per le importanti implicazioni cliniche, ma anche per la ricaduta economica delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti, dovuta al costo aggiuntivo richiesto per l’impiego di farmaci, per le procedure più costose, per l’allungamento delle degenze in ospedale e per eventuali invalidità”.

Da un rapporto curato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), la resistenza agli antibiotici è responsabile in Europa di circa 25mila morti. L’Oms prevede che nel 2050 potrebbero aggiungersi oltre 10 milioni di persone morte a causa di infezioni batteriche, se non si trovano in tempo le dovute soluzioni.

Secondo i dati emersi nel congresso nazionale della Siu, in circa il 40% dei casi di cistite si verifica un uso inappropriato di antibiotici. Farmaci utilizzati per curare le infezioni alle vie urinarie: come penicilline, cefalosporine, carbapenemi e gentamicina. “Questi medicinali – spiega Mirone – hanno perso rapidamente efficacia e purtroppo in Italia la percentuale di resistenza è tra le più alte in Europa, oscillando tra il 25 e il 50% a seconda delle regioni e degli ospedali”.

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