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Grande folla ha accolto il feretro del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega tra applausi, palloncini bianchi, cuori azzurri fuori dalla chiesa di Somma Vesuviana, dove un mese fa si era sposato nel giorno di Sant’Antonio, per ricordare anche il padre morto 12 anni fa.

A reggere la bara di Mario Cerciello Rega i colleghi e la moglie Rosa Maria Esilia, che per la celebrazione ha scelto lo stesso passo del Vangelo del giorno del loro matrimonio. Si tratta dei versetti del Vangelo di Matteo in cui Gesù definisce i suoi discepoli il sale della terra e la luce del mondo.

Alle esequie, iniziate alle 12, hanno partecipato anche i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, la sindaca di Roma Virginia Raggi, e Mara Carfagna, Ignazio la Russa e altri esponenti del centro destra. Nella chiesa di Santa Croce di Santa Maria del Corso oltre 400 persone hanno affollato i banchi già un’ora e mezza prima dell’inizio della funzione religiosa.

Grande folla anche all’esterno della chiesa del suo paese di origine. Uomini delle forze dell’ordine, sacerdoti tra cui padre Maurizio Patriciello, gente comune, parenti e amici ma anche chi non conosceva il vicebrigadiere ed è giunto da Napoli e da Roma per rendergli omaggio. Sulla bara è stata sistemata la bandiera tricolore e anche una maglietta del Napoli col numero 24, di Lorenzo Insigne, di cui egli era grandissimo tifoso. Nei giorni scorsi il calciatore aveva pubblicato su Twitter un messaggio per la famiglia del carabiniere napoletano. “In questo momento di grande dolore – aveva scritto – esprimo tutto il mio cordoglio alla famiglia Cerciello Rega per la tragica morte di Mario. Tutti i miei pensieri sono rivolti a voi. Un abbraccio”.

Mario Cerciello Rega era un servitore dello Stato anche fuori dell’orario di lavoro. Sempre a servire il prossimo.

Presenti anche esponenti del mondo del volontariato.

Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, durante l’omelia ha esortato i “responsabili della cosa pubblica, e tutti noi” a “imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà”. “La morte di Mario – ha proseguito il monsignore – risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla”. Marcianò ricorda anche che Mario per i suoi colleghi “incarnasse a perfezione la missione del carabiniere, con competenza e destrezza ma anche con una dedizione e una cura della persona superiori a ogni regolamento scritto; era capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati”. Sottolineando anche che “Sì, ha servito persino la vita dei criminali, anche di colui che lo ha accoltellato e che, certamente, egli avrebbe voluto difendere dal dramma terribile della droga che disumanizza e rende vittime dei mercanti di morte, soprattutto i giovani. Mario, un giovane meraviglioso che ha scoperto il sapore dell’esistenza non nello sballo ma nel dono di sé: nel volontariato di barelliere all’Ordine di Malta, nell’essere uomo dei poveri e ultimi, dei senzatetto con i quali condivideva il suo tempo libero, i suoi averi, il suo sorriso”.

Il vicebrigadiere sarà sepolto a Somma Vesuviana accanto alla tomba del padre morto 12 anni fa.

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