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L’Oms stima in un rapporto che, intervenendo in modo strutturale sul risanamento ambientale, si possa essere in grado di ridurre la mortalità della popolazione europa del 20%. Un tema questo, molto importante, affrontato nel volume “Inquinamento ambientale e salute” per una medicina responsabile, a cura di Agostino Di Ciaula, Vitalia Murgia e Maria Grazia Petronio, edito da Aboca.

Nel volume si spiega che l’Oms ha recentemente stimato che un quarto delle malattie e delle morti dovrebbe essere oggi attribuito a fattori ambientali modificabili, e quindi prevenibili. Si evidenzia inoltre che vi è una diffusa, ma vaga, consapevolezza che tra i determinanti di salute vi siano cause ambientali come l’accumulo di sostanze inquinanti nell’aria, nell’acqua, nei suoli, nei cibi, così come la consapevolezza di nuove insidie, la diffusione dei campi elettromagnetici.

In questo contesto i medici possono esercitare un ruolo attivo e centrale, trasferendo sia alle comunità che alle istituzioni le informazioni legate ai possibili rischi circa le modificazioni ambientali e i vantaggi che si avrebbero evitandoli.

In un capitolo a parte si analizza poi la situazione ambientale anche del nostro Paese. Esprimendo grande preoccupazione per alcuni provvedimenti incentrati sulle aree boschive, o “problematiche inerenti la scarsità di risorse idriche soprattutto nelle aree interne e nelle regioni meridionali, con picchi di criticità durante la stagione estiva, con una riduzione della disponibilità di acqua che sta però diventando un problema anche nelle regioni del Nord a causa della deglaciazione dei ghiacciai alpini (la più importante riserva idrica in Europa)”.

In caso di uno scenario caratterizzato da elevate emissioni, è previsto un incremento delle ondate di calore con proiezioni che vanno da circa 10 giorni nel 1990 a circa 250 nel 2100. Uno dei contesti analizzati è anche l’ambiente urbano, con l’esposizione all’inquinamento, al traffico veicolare e al rumore. Le città, pur occupando solo il 2% circa del territorio terrestre, sono responsabili secondo l’Oms del 60% dei consumi energetici, del 70% delle emissioni di gas serra e del 70% del totale dei rifiuti prodotti. “L’obiettivo per il futuro, oltre a puntare sull’alleggerire il ‘carico’ sui bambini – spiega la dottoressa Vitalia Murgia, pediatra e una delle autrici dello studio – è quello di far comprendere che a ogni livello tutti possiamo fare qualcosa per cambiare la situazione”.

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