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E’ rimasta tetraplegica dopo essere stata sottoposta ad un delicatissimo intervento chirurgico di asportazione tumore benigno presso l’ospedale di Verona. Un intervento definito dai medici “a rischio e complicazioni zero”, ma che si è trasformato poi in una vera e propria tragedia per Sabrina Di Girolamo, titolare di un negozio di parrucchiera a Terracina (Latina), madre di due ragazze adolescenti, all’epoca dei fatti.

L’intervento, effettuato nel 2017, prevedeva una manovra molto importante, ma purtroppo, “eseguita da uno specializzando”.
Che ha causato l’invalidità, per sempre alla giovane donna.

“Avevo solo 36 anni, due figlie da crescere e tanti sogni. Quel maledetto 22 agosto 2017 mi hanno tolto tutto, la mia vita è diventata un inferno”, ha dichiarato la paziente in un’intervista al Corriere della Sera. “Mai e poi mai riuscirò a elaborare questa nuova realtà, nonostante siano passati quasi sei anni”. Come racconta lei stessa, Sabrina è affetta da una “gravissima tetraplegia, con impossibilità di movimento di tutti e quattro gli arti”.

Che, come ha stabilito il giudice del Tribunale di Verona, Marzio Bruno Guidorizzi, che il 27 aprile ha disposto il processo per due medici, tale tetraplegia si sarebeb potuta evitare

A giudizio per l’accusa di lesioni colpose commesse nell’esercizio della professione sanitaria, e dell’anestesia, sono finiti due medici. Secondo il magistrato, “la manovra di posizionamento della paziente è stata scorrettamente eseguita, provocando il trauma che avrebbe poi determinato l’attuale condizione di tetraplegia”. La condizione irreversibile della donna sarebbe stata causata da un medico specializzando, “la cui attività avrebbe dovuto essere supervisionata dal neurochirurgo responsabile dell’intervento”, assente invece durante la manovra.

La sentenza del 7 dicembre 2022, già impugnata dall’Azienda ospedaliera veronese, ha riconosciuto a Sabrina Di Girolamo e ai suoi familiari un risarcimento complessivo di oltre 1,6 milioni di euro.

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