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Sono due milioni i bambini che muoiono nel mondo a causa di malattie legate alla carenza di vitamine e sali minerali. Deficit alla base di ritardi nella crescita, cecità e patologie che rendono difficile anche funzioni quotidiane, come il lavorare, perpetuando il ciclo della povertà alle generazioni successive.

Fortificare gli alimenti, cioè arricchire con micronutrienti come iodio, ferro e acido folico i cibi che si tengono in dispensa, è una delle strategie più usate per combattere la malnutrizione. Ma è un approccio non sempre efficace: le aggiunte nutrizionali possono alterare colore e sapore del cibo, e luce, alte temperature e umidità rischiano di degradare queste sostanze prima ancora che vengano ingerite.

Un gruppo di ricerca del MIT è riuscito invece ad incapsulare una decina di nutrienti essenziali in un polimero biocompatibile (cioè non tossico per i tessuti viventi) che non si degrada in cottura o nella conservazione degli alimenti. Se il rivestimento, descritto su Science Translational Medicine, si rivelasse efficace anche con un test scientifico condotto su larga scala, potrebbe contribuire alla lotta contro la malnutrizione.

Nei primi test condotti sui topi, le capsule di polimero si sono aperte nello stomaco e hanno consegnato il loro prezioso carico di nutrienti preziosi all’interno dell’intestino, perché fosse così interamente assorbito. Quindi, con la collaborazione del Politecnico Federale di Zurigo, è stata la volta poi dei test condotti anche sull’uomo.

Le microcapsule a base di solfato di ferro sono state inserite nel sale da aggiungere al porridge di mais, alimento molto consumato nei Paesi in via di Sviluppo.

In un esperimento condotto su ragazze anemiche, bisognose di ferro, l’assorbimento della sostanza è risultato essere in quantitativo molto inferiore rispetto alle aspettative riposte: il polimero stava ritardando troppo il rilascio del ferro, impedendo così l’assorbimento nella parte superiore dell’intestino. Diminuendo la quantità di BMC, l’assorbimento è tornato nei limiti ottimali. Secondo gli scienziati, queste microparticelle potrebbero migliorare in modo esponenziale l’assunzione orale di integratori indispensabili per la salute umana soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

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