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D’ora in avanti, fingersi sul web un cantante o un personaggio famoso, come aprire un account di posta elettronica utilizzando un nome altrui non sarà più uno scherzo.

La Cassazione ha infatti stabilito che si tratta “di reato di sostituzione di persona, chi crea e utilizza un account di posta elettronica attribuendosi falsamente le generalità di un’altra”.

Tale sentenza, riguardava la truffa compiuta da un uomo condannato dalla Corte d’appello di Roma perché “in concorso con altro soggetto e senza il consenso dell’interessata, al fin soltanto di trarne profitto o di procurare a quest’ultima un danno”.

Quest’uomo, aveva utilizzato i dati anagrafici di una donna “aprendo così a suo nome un account e una casella di posta elettronica e facendo ricadere sull’inconsapevole intestataria le morosità dei pagamenti di beni acquistati mediante la partecipazione ad aste in rete”.

La Suprema Corte ha ritenuto che, “la partecipazione ad aste on line con l’uso di pseudonimo presuppone necessariamente che a tale pseudonimo corrisponda una reale identità, accertabile online da parte di tutti i soggetti con i quali vengono concluse compravendite. E ciò, al fine di consentire la tutela delle controparti contrattuali nei confronti di eventuali inadempimenti”.

Pertanto, chi, aprendo e utilizzando l’account a nome di un altro, induce “in errore gli utenti della rete internet nei confronti dei quali le false generalità siano declinate e abbiano come fine quello di arrecare danno al soggetto le cui generalità siano state abusivamente spese”.

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