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Secondo un’indagine condotta dall’Istat, l’Italia sarà nei prossimi anni un Paese decisamente meno popolato, con abitanti mediamente più vecchi, che vivranno più a lungo e per lo più al centro-nord.

Un Paese sempre più multiculturale, visto che – anche se gli immigrati non riusciranno a compensare la diminuzione della popolazione – arriveranno a percentuali tali da stravolgere il volto del Paese.

Sono solo questi alcuni dei principali risultati emersi dall’ultimo report condotto dall’Istat, «Il futuro demografico del Paese», che fotografa l’Italia che verrà fornendo previsioni su quella che sarà la popolazione residente al 2065, quando «spariranno» ben sette milioni di italiani.

Oggi si contano già, 60,7 milioni, nel 2045 la popolazione passerà a 58,6 milioni per calare fino a 53,7 milioni nel 2065 (con una stima che può tenere conto delle tante variabili demografiche, oscillare da un minimo di 46,1 milioni a un massimo di 61,5 e con la probabilità di un aumento della popolazione pari al 7 per cento).

Ebbene, le future nascite non saranno più sufficienti a compensare i futuri decessi, anche se è previsto un recupero della fecondità (da 1,34 figli per donna nel 2016 a 1,59 entro il 2065), questo non basterà a determinare un numero di nati che risulti, anno dopo anno, sufficiente a riequilibrare l’aumentato numero dei defunti, spinto dal progressivo invecchiamento della popolazione, che l’Istat ritiene «certo e intenso».

I decessi smetteranno di crescere nel 2058, via via che andranno ad estinguersi le generazioni del baby boom. Le nascite, invece, si manterranno stabili nella parte centrale delle previsioni intorno alla media annua di 459mila unità, cominceranno a scendere nel lungo termine fino a 422mila nel 2055-2065.

L’età media degli italiani si alzerà dagli attuali 44,7 anni agli oltre 50 nel 2065. Entro tale data la media della vita dovrebbe crescere per gli uomini da 80 a 86 anni e per le donne dalla media odierna (di 84,6) ad oltre 90 anni.

Un popolo sempre più anziano, dunque, che si concentrerà a vivere al centro-nord. Secondo le previsioni dell’istituto di statistica, infatti, il Mezzogiorno si svuoterà progressivamente, andando ad accogliere il 29 per cento della popolazione, (contro il 34 per cento attuale), mentre il centro-nord si popolerà fino ad ospitare il 71 per cento dei residenti (contro il 66 per cento di oggi).

Nella futura dinamica demografica del Paese gli immigrati saranno determinanti. Lo scenario vedrà mantenersi a lungo la quota annua di stranieri in arrivo dall’estero sotto il livello delle 300mila unità, quota che scenderà sotto il livello delle 270mila unità annue entro il 2065. Si stima che immigrino complessivamente in Italia 14,4 milioni di persone. Cifra che se si andrà a sommare agli oltre 5 milioni di immigrati che si trovano già nel nostro Paese, si potrà scoprire che a quella data circa il 37 per cento della popolazione sarà composto da stranieri: più di uno ogni tre abitanti.

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