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Non esistono dati di consumo che consentano una stima reale dei prodotti che spesso sono auto-somministrati ai bambini, senza alcun consulto del pediatra, sovrapponendo magari anche un trattamento farmacologico con altri prodotti “naturali” creduti innocui ma che in realtà non lo sono.

Il risultato è che i dati presenti nel database di Fitovigilanza dell’ISS e di AIFA, attivo dal 2002, sono lungi dall’essere completi. Tuttavia, qualcosa rivelano e cioè che dobbiamo stare attenti a cosa diamo ai nostri figli. In quindici anni il database ha registrato 206 schede di reazioni avverse da medicine alternative in ragazzi con meno di 16 anni, 69 dei quali molto seri.

E’ la prima volta che uno studio coordinato da Fabio Firenzuoli, Responsabile del Centro di Ricerca e Innovazione in Fitoterapia e Medicina Integrata – CERFIT dell’Ospedale Careggi di Firenze
 e fra i promotori del Sistema di Fitovigilanza oggi attivo, venga pubblicato su Phytomedicine.

Tale studio non parla di relazioni causali, ma di correlazioni statistiche, alcune delle quali (l’11%) rappresentano un nesso fra assunzione di un dato prodotto e l’insorgenza dell’effetto avverso, altre un nesso probabile (23%), altre dicono che possa essere possibile (19%), mentre nel 40% dei casi da trattare di un nesso che non abbiamo purtroppo strumenti per classificare.

“Non ci sono state morti per fortuna fra i ragazzi, ma diversi casi di ospedalizzazioni correlate con l’assunzione incontrollata di prodotti di questo tipo” spiega Firenzuoli. “Il principale problema è che i genitori in buona fede acquistano per i propri figli dei prodotti – parliamo anche di semplici integratori alimentari – senza sapere se e come possono interagire con i farmaci che il loro figlio sta assumendo. Questo perché solo studi approfonditi come quelli che vengono richiesti per la messa in commercio di un farmaco, che durano anni e seguono determinati processi, possono sondare questi aspetti. Ma gli integratori ed i prodotti erboristici non seguono questi iter, e possono contenere anche molte erbe, nelle quali sono comunque presenti sostanze chimiche capaci anche di interagire con i farmaci”.

La maggior parte degli effetti collaterali, il 40% dei casi totali, è cutaneo, il 15% sono disturbi gastrointestinali (17 dei quali gravi), ma non mancano problemi cardiaci, respiratori e immunitari.

La maggior parte degli effetti collaterali riscontrati – il 57% – riguarderebbe appunto integratori alimentari: dal 2002 a oggi. Con 132 reazioni avverse non gravi e 79 gravi. A questi si aggiungerebbero poi 25 reazioni avverse, di cui 11 gravi, dopo l’assunzione di preparazioni a base di erbe e tisane.

Se consideriamo invece il solo gruppo delle medicine alternative sono invece i prodotti omeopatici a mostrare maggiori nessi con l’insorgenza di effetti avversi: 60 reazioni gravi e 32 non gravi. “Qualcuno ipotizza che il fatto che non potendo agire farmacologicamente su una qualche malattia, fanno sì che quest’ultima possa evolvere anche in complicazioni ed effetti secondari, che risulterebbero quindi correlabili con il prodotto assunto, mentre in altri casi i prodotti omeopatici possono contenere alcool o diluizioni non omeopatiche con presenza ancora di sostanze attive capaci di interferire con l’organismo o con altri farmaci. La chiave per capire meglio le ragioni di questi fenomeni è far sì che aumentino segnalazioni adeguate di sospette reazioni avverse, in modo da avere statistiche affidabili su cui lavorare”.

E per questo motivo, di recente l’ ISS ha attivato il sito web www.vigierbe.it per tutte le info del caso.

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