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Ci sono precisi sintomi, molto comuni, che vengono spesso sottovalutati che stanno ad indicare che si ha la pressione alta.

Per ipertensione si intende l’aumento della pressione del sangue, cioè dei valori della pressione arteriosa, minima e massima. La pressione arteriosa è determinata dalla quantità di sangue che il cuore pompa nelle arterie e dalla resistenza al flusso che il sangue può incontrare nel suo percorso. L’aumento della pressione fa sì che il sangue prema contro le pareti delle arterie minacciandone la struttura.

Si può essere soggetti a ipertensione per interi anni senza avere sintomi. Meglio però controllare a intervalli regolari, soprattutto se si è anziani, la pressione, per cercare di evitare gravi danni alla salute, come quelli procurati da possibile infarto o ictus.
L’ipertensione può essere causata da fattori genetici o fisiologici (come nel caso dell’età avanzata), da alterazioni patologiche, fattori ambientali (come stress, fumo, obesità) o da un eccessivo consumo di alimenti salati.

Secondo gli esperti dell’Humanitas Research Hospital, un ospedale ad alta specializzazione, centro di Ricerca e sede di insegnamento universitario, che promuove la salute, la prevenzione e la diagnosi precoce a Milano, la pressione alta “non è una malattia, ma un fattore di rischio, ovvero una condizione che aumenta la probabilità che si verifichino altre patologie cardiovascolari (angina pectoris, infarto miocardico, ictus cerebrale). Per questo, è importante individuarla e curarla, tenerla sotto strettissimo controllo medico: per evitare i danni che essa possa provocare.

L’ipertensione arteriosa sistolica prevede la pressione che tende a salire; mentre, l’ipertensione diastolica, valori della pressione minima. Si definisce ipertensione sisto-diastolica la condizione in cui entrambi i valori di pressione (minima e massima) sono superiori alla norma.

Tra i sintomi più comuni in cui si è in presenza di pressione alta:

– Mal di testa, specie al mattino
– Stordimento e vertigini
– Ronzii nelle orecchie (acufeni, tinniti)
– Alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi)
– Perdite di sangue dal naso (epistassi)

Nei casi di ipertensione secondaria, ai sintomi aspecifici possono associarsene altri, più specifici, dovuti alla malattia di base.

Possibili cause

– Familiarità: la presenza, in famiglia, di soggetti ipertesi aumenta naturalmente la probabilità che un paziente sviluppi ipertensione arteriosa.
– Età: la pressione arteriosa aumenta con l’avanzare dell’età, per effetto dei cambiamenti che si verificano a carico dei vasi arteriosi (che, invecchiando, diventano più rigidi). Mentre la pressione sistolica (massima) continua ad aumentare per effetto dell’età, la diastolica (minima) non aumenta più o, addirittura, tende a diminuire; questo spiega le forme di ipertensione sistolica isolata tipica dei grandi anziani.
Sovrappeso: sovrappeso e obesità, attraverso meccanismi diversi e complessi, si associano ad un incremento dei valori pressori.
– Diabete: questa condizione, grave e assai diffusa tra la popolazione adulta, si associa spessissimo ad un incremento della pressione arteriosa, aumentando in modo significativo il rischio di malattie cardiovascolari.
– Fumo: il fumo di sigaretta altera acutamente i valori di pressione arteriosa (dopo aver fumato, la pressione resta più alta per circa mezz’ora); a questo, si associano i danni cronici che il fumo induce sui vasi arteriosi (perdita di elasticità, danno alle pareti vascolari, predisposizione alla formazione di placche aterosclerotiche).
– Disequilibrio di sodio e potassio: mangiare cibi troppo salati ed, in generale, una dieta troppo ricca di sodio o troppo povera di potassio, possono contribuire a determinare l’ipertensione arteriosa.
– Alcool: un consumo eccessivo di alcoolici (più di un bicchiere al giorno per le donne, due per gli uomini) può contribuire all’innalzamento dei valori pressori, oltre che danneggiare il cuore (che, per effetto del troppo alcool, tende a dilatarsi e a perdere la sua funzione di pompa, con gravi conseguenze su tutto l’organismo).
– Stress: lo stress (fisico ed emotivo) contribuisce al mantenimento di valori di pressione più alti. Questo spiega, per esempio, perché in occasione delle visite mediche, la pressione è spesso più alta rispetto a quella che il paziente si misura al domicilio; perché la pressione possa essere più alta nei giorni lavorativi rispetto ai periodi di vacanza, ed anche perché i valori di pressione aumentino mentre si fa esercizio fisico.
– Sedentarietà: non possiamo affermare che la sedentarietà faccia aumentare la pressione arteriosa; è certo, tuttavia, che l’attività fisica moderata e costante (mantenendo attivo l’organismo e favorendo il controllo del peso) contribuisca a ridurre i valori pressori e a migliorare le prestazioni fisiche (l’allenamento aumenta progressivamente la capacità di tollerare gli sforzi).

La misurazione della pressione arteriosa “viene espressa attraverso due valori, pressione sistolica (massima) e pressione diastolica (minima).

I valori normali per la popolazione adulta sono compresi entro i 140/85 mmHg. Pertanto, si parla di ipertensione quando uno o entrambi i valori di pressione sono costantemente superiori alla norma.

Una volta fatta diagnosi di ipertensione arteriosa, è utile sottoporsi ad alcuni esami che permettono di capire se l’ipertensione abbia già danneggiato i vasi, il cuore, i reni.

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