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Arriva un’inquietante rivelazione nell’inchiesta sull’incidente aereo dell’Airbus della GermanWings avvenuto sulle Alpi Francesi.

Dalle prime rilevazioni estrapolate dalla scatola nera, sembrerebbe che al momento dell’impatto, contro la roccia, solo uno dei piloti fosse ai comandi del velivolo.

A rivelarlo è il New York Times dopo aver ascoltato, in anonimato, un militare che sta seguendo il caso e che ieri ha sentito il file estratto audio estratto dalla scatola nera.

Secondo il tecnico, infatti, appena l’Airbus è decollato da Barcellona e si è diretto a Dusseldorf si è livellato alla quota di crociera, poco più di 9mila metri, ed uno dei due piloti ha lasciato i comandi per raggiungere la fusoliera dove ai passeggeri era stata data la possibilità di slacciare le cinture di sicurezza.

Ebbene, dal decollo erano passati appena 25 minuti e l’equipaggio stava cominciando a servire anche bevande e snack.

Poi ad un certo punto, le conversazioni registrate dalla scatola nera non erano più normali. Il tono della voce del pilota all’esterno della cabina di pilotaggio cambiava bruscamente in quanto l’uomo non riusciva ad entrare nella cabina di pilotaggio a fianco del collega.

Non si sa se la persona che è rimasta fuori fosse il comandante o il suo vice e nemmeno per quale motivo avesse lasciato il cockpit. Forse per fronteggiare un’emergenza? Forse per dare una mano ai quattro componenti dell’equipaggio alle prese con un principio di depressurizzazione del velivolo su cui viaggiavano 144 passeggeri, compresi due neonati?

Oppure, è stato il collega a chiedergli di uscire con qualche scusa per poi chiudersi nella cabina?

Improbabile, però, sempre secondo il militare, che qualcuno lo abbia obbligato con la forza a lasciare i comandi.

Ma una cosa è sicura, il pilota, allarmato da quella discesa avviata dall’aereo, ha cercato con tutta la sua forza di aprire la porta: ha urlato, battuto pugni, dato spallate alla porta, ma senza successo.

La porta è blindata e si apre solo dall’interno, per mezzo di un bottone, per impedire attacchi ai piloti.

Le cause possibili ora possono essere diverse: un’avaria all’impianto di pressurizzazione ha spinto i piloti a dividersi, quello ai comandi ha perso conoscenza e non ha più potuto fare entrare il collega, oppure lo scenario è ancora più drammatico ed inquietante.

Di vitale importanza riuscire a ritrovare l’altra scatola nera, quella che ha registrato i parametri tecnici e le attività dell’Airbus.

Il veivolo secondo gli esperti era senza controllo umano al momento dello schianto, ovvero è stato fatto volare con i sistemi automatici, se si va ad escludere l’ipotesi del gesto suicida di un pilota o un attentato terroristico.

Ma altre domande sorgono spontanee. Negli otto minuti di discesa, la spiegazione più logica è che il pilota lontano dai comandi e l’equipaggio si siano impegnati a sfondare la porta.

Ma ci si chiede allora, non si poteva dare l’allarme con un cellulare magari di un passeggero?

E nel caso in cui si fosse presentata l’ipotesi della depressurizazione e dell’avvelenamento progressivo dell’aria, qualcuno dell’equipaggio ha fatto in tempo ad usare una delle due bombole di ossigeno che si trovano a bordo per fronteggiare i malori dei passeggeri?

Intanto i primi corpi delle centocinquanta vittime dell’Airbus della Germanwings sono stati recuperati con gli elicotteri nel tardo pomeriggio: è quanto riferisce la Gendarmeria nazionale francese.

Francia, strage Airbus: 150 morti in volo Germanwings

Nonostante il buio e le precipitazioni della notte, in quota è rimasta anche una squadra specializzata nell’individuazione delle vittime dell’incidente. In giornata è atteso l’arrivo al campo base di Syene-Les-Alpes del presidente francese Francois Hollande, che accoglierà la cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy.

L’Ufficio analisi e inchieste (Bea) sugli incidenti aerei terrà una conferenza stampa a Parigi intorno alle 16. Gli inquirenti hanno ritrovato ieri una prima scatola nera con le conversazioni dei piloti all’interno della cabina e sono ancora alla ricerca della seconda. La tragedia del volo Barcellona-Dusseldorf si è consumata in alta montagna, tra Digne-Les-Bains e Barcellonette in una zona impervia, accessibile solo a piedi o con l’ausilio degli elicotteri. In quella che è una delle peggiori catastrofi aeree della storia dell’aviazione civile europea i morti confermati sono 150 tra passeggeri e personale di bordo.

È la prima sciagura aerea nell’era del low cost in Europa quella dell’Airbus A320 della compagnia tedesca Germanwings, filiale a basso costo di Lufthansa in volo da Barcellona a Dusseldorf, schiantato ieri mattina poco prima delle undici sulle Alpi francesi, nel comune di Mèolans-Revel, in una zona inaccessibile, impervia e in parte innevata, nel massiccio montuoso dei Trois-Evechès, non lontano dal confine italiano.

L’aereo, che lunedì era rimasto fermo diverse ore per un problema tecnico, era decollato dall’aeroporto di Barcellona El Prat alle 10.01. L’atterraggio a Dusseldorf era previsto per le 11.55. Un disastro europeo che ha portato alla morte dei 144 passeggeri insieme ai sei membri dell’equipaggio a bordo: 45 spagnoli, 67 tedeschi, tra cui sedici studenti di una scolaresca, un belga.

Intanto, Germanwings ha cancellato almeno 30 voli in Europa, di cui 7 in partenza da Dusseldorf, perchè gli equipaggi si rifiutano di volare. Secondo quanto riferito dalla Lufthansa allo Spiegel Online, l’Airbus che si è schiantato sulle Alpi sarebbe stato diverse ore fermo ieri a Dusseldorf per un problema tecnico. Motivo dello stop un problema al «Nose Landing door» (il portello anteriore del carrello).

Sono le dieci e mezza del mattino quando l’ingegnere di guardia alla Direzione generale dell’aviazione civile francese (Dgac) lancia l’allarme ai superiori. «C’è una perdita radio», avverte il funzionario, lanciando l’allarme sul volo Germanwings 4U9525 che perde quota in modo anomalo. Anche se dal cockpit non arrivano ‘mayday’. Immediatamente si sollevano in volo un caccia dell’aeronautica transalpina e un elicottero della gendarmeria.

Nella Francia colpita dagli attacchi jihadisti di inizio gennaio l’allerta terrorismo è ancora alta. Secondo il portavoce di Germanwings, l’apparecchio è precipitato per otto minuti – dai 38.000 ai 6.800 piedi – prima di scomparire dai radar alle 10.53. «È polverizzato», ha testimoniato un membro del soccorso alpino che ha sorvolato la zona della tragedia, nella zona di Barcelonnette, nelle Alpi dell’Alta Provenza, dove le autorità francesi hanno mobilitato un impressionante dispositivo di soccorso.

La zona a oltre duemila metri di altezza è innevata, inaccessibile ai veicoli, raggiungibile solo a piedi o con gli elicotteri. «Le operazioni di soccorso saranno estremamente lunghe e difficili», hanno annunciato in mattinata le autorità di Parigi. Nella base alpina da cui partono gli elicotteri dell’esercito e della gendarmeria è giunto anche il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, accompagnato, tra agli altri, dall’ambasciatrice tedesca in Francia.

Nel pomeriggio, Cazeneuve ha confermato il ritrovamento della prima scatola nera subito consegnata agli inquirenti del Bea – l’ufficio di inchiesta e analisi sugli incidenti aerei – che ha subito aperto un’inchiesta sul disastro e che domani terrà una prima conferenza stampa. Con la diplomatica tedesca, ha precisato Cazeneuve, «abbiamo sorvolato il luogo dell’incidente constatando insieme quanto sia difficile l’accesso». Quanto alla seconda scatola nera secondo il sito internet Airlive.net è «seriamente danneggiata. La memory chip si sarebbe staccata e non è stata ritrovata».

I resti dell’Airbus sono dispersi sulla montagna in un raggio di 2 chilometri. «L’aereo è entrato nella montagna e si è disintegrato. È difficile persino riconoscere i rottami», è stato il racconto di uno dei soccorritori. «È una scena spaventosa», si è limitato ad aggiungere al suo rientro in elicottero al campo volo di Seyne- Les-Alpes, dove è stata allestita la base dei soccorritori.

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