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Ciribiribin, Maramao perché sei morto, Tulipan, Il pinguino innamorato, La Gelosia non è più di moda, Pippo non lo sa: sembra strano che proprio queste leggere canzonette venissero trasmesse senza sosta dalla radio italiana in pieno Ventennio; ancor più paradossale è il fatto che questi allegri motivetti venissero cantati (e il contrasto è quantomeno stridente) mentre il mondo era stravolto dal dolore, dalla morte e dalla desolazione della guerra.

Assolutamente sorprendente, invece, è il fatto che queste stesse canzoni, proprio in un clima di insensato odio razziale e di pulsioni xenofobe, portarono un folgorante e inaspettato successo a tre sorelle olandesi, per di più di origine ebraica da parte di madre: Alexandra, Judith e Kitty Leschan.

Insieme formavano il cosiddetto Trio Lescano, il gruppo vocale di musica leggera che, tra il 1935 e il 1945, ottenne una grandissima popolarità radiofonica e scatenò in Italia la rivoluzione musicale dello swing, ma la cui memoria, oggi, è in gran parte offuscata dalla nebbia dell’oblio e del tempo.

Far rivivere la vicenda umana e la carriera artistica di queste tre ragazze, delineando parallelamente il quadro storico, politico e sociale dell’Italia fascista, è uno degli obiettivi della nuova fiction Rai “Le ragazze dello swing”: prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi in collaborazione con Rai Fiction e presentata nei giorni scorsi al Prix Italia di Torino, la miniserie televisiva è composta da due puntate e sarà trasmessa in prima serata, su Rai Uno, questa sera e domani.

La fiction trae ispirazione dal libro del giornalista Gabriele Eschenazi, “Le regine dello swing”, che tenta di ricostruire la vita delle tre giovani cantanti, figlie di un contorsionista ungherese e di una cantante di operetta olandese. Cresciute nell’ambiente circense, le sorelle Leschan lavorano come acrobate e si esibiscono, insieme alla madre, in spettacoli di ballo acrobatico; la vera svolta nella loro vita, tuttavia, avviene nel 1935, quando le due sorelle maggiori, Alexandra e Judith, decidono di trasferirsi a Torino, dove vengono raggiunte, in seguito, dalla madre Eva De Leeuwe e dalla sorella più piccola, Kitty. Nella città piemontese vengono subito notate dal maestro Carlo Prato, direttore artistico della sede torinese dell’EIAR, che decide di prepararle come trio specializzato in canto armonizzato. Nasce così il Trio Vocale Sorelle Lescano (italianizzazione di Leschan), destinato a una carriera splendente, ricca di successi e di collaborazioni con cantanti celebri, ma destinata a durare poco: una volta scoperta l’origine ebraica della madre, infatti, le tre vengono cacciate dall’EIAR e il loro contratto viene sciolto dalla Cetra. A questo punto, però, il destino delle “Tre grazie del microfono” si fa nebuloso; lo stesso regista della fiction, Maurizio Zaccaro, ha ammesso di aver incontrato numerose lacune, dovute alla povertà di fonti e documenti, nella ricostruzione di una trama coerente e di aver dovuto integrare, in alcuni casi, realtà storica e supposizioni: allo stesso evento che, a quanto pare, concluse tragicamente la carriera del trio (l’arresto per spionaggio durante un concerto a Genova, nel 1943, e l’incarcerazione a Marassi), non viene riconosciuta veridicità sul piano storico. E lo stesso mistero avvolge anche altri aspetti della vita delle Leschan, come il rapporto con il regime e con Mussolini.

Ciononostante, la fiction si presenta come sostanzialmente verosimile e intrigante; nel cast, accanto ai volti principali di Alexandra, Judith e Kitty (Andrea Osvart, Lotte Verbeek e Elise Schaap), ci sono anche Sylvia Kristel (Eva De Leeuwe), Giuseppe Battiston (che interpreta Pier Maria Canapa, detto “Canapone”, il primo manager del trio), Gianni Ferreri (Gennaro Fiore), Maurizio Marchetti (Mario Ferrante), Marina Massironi (Aldina) e Sergio Assisi (nei panni del gerarca Ernesto Parisi, inizialmente innamorato di una delle sorelle e, alla fine, persecutore delle tre).

La colonna sonora e tutti gli altri brani musicali sono stati affidati al trio vocale delle Blue Dolls.

Chiara Gazzini

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