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Alle 20 di questa sera, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha detto la sua dopo aver sentito tra ieri e oggi tutti i vari gruppi parlamentari.

“C’è stata una rottura polemica tra i due partiti che componevano la vecchia maggioranza. La crisi va risolta in tempi brevi”. Le prime parole del Capo dello Stato.

“Mi è stato comunicato da parte di alcuni partiti politici che sono state avviate iniziative per un’intesa in parlamento per un nuovo governo. E mi è stata anche avanzata la richiesta di avere il tempo per sviluppare questo confronto. Anche da parte di altre forze politiche è stata espressa la possibilità di ulteriori verifiche”. Ha detto poi Mattarella. “Ho il dovere ineludibile di non precludere l’espressione di volontà maggioritaria del Parlamento come avvenuto del resto anche un anno addietro, nella nascita del governo che si è appena dimesso. Al contempo ho il dovere di richiedere nell’interesse del paese decisioni sollecite”. “Sono possibili…- ha detto ancora il Capo dello Stato – solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni”. Anche se – precisa – si tratta di una decisione da non prendere “alla leggera” dopo un anno di legislatura. Le prossime consultazioni sono fissate per martedì prossimo, altro tempo utile, necessario ai partiti per trovare una soluzione, un accordo che sia credibile, affidabile, che possa reggere. Il Quirinale ha chiarito che saranno sentite tutte le forze politiche e che le consultazioni dureranno due giorni. Ma, in caso di fallimento, si andrà subito al voto anticipato.

“Non lasciamo la nave affondare, perché l’Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte”, Luigi Di Maio, leader del Movimento 5 stelle, dopo l’incontro con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ultimo partito a parlare della giornata. “Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani” ha aggiunto ancora il leader del partito. “I cittadini che ci hanno votato il 4 marzo, l’hanno fatto per cambiare l’Italia non il Movimento e penso anche che il coraggio non è di chi scappa ma chi prova fino in fondo a cambiare le cose, anche sbagliando con sacrificio e provando a fare le cose. Il voto – ha sottolineato il capo politico dei 5s – non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare”. “Abbiamo informato il capo dello Stato di quelli che secondo noi sono obiettivi prioritari per gli italiani, dieci impegni che secondo noi devono essere portati a compimento”.

Prima dei pentastellati al Colle era salita una delegazione della Lega guidata da Matteo Salvini. Queste le principali dichiarazioni del leader del Carroccio dopo il colloquio con Mattarella. “Un “accordo contro”, tra Pd e M5S, è la vecchia politica. Io non penso che l’Italia abbia bisogno di un “governo contro”. Se poi qualcuno mi dice “ragioniamo perché i “no” diventano “si”, miglioriamo la squadra, diamoci un obiettivo, facciamo qualcosa “non contro” ma “per”, io l’ho sempre detto, sono una persona concreta, non porto rancore guardo avanti, non indietro”. “Ho scoperto che tanti no, si sarebbero trasformati in sì. Ci sono alcuni dei 5Stelle che appoggerebbero una manovra coraggiosa: ho scoperto che ci sarebbero alcuni disponibili. Aver scoperchiato il vaso è stato utile per capire. Ma malgrado gli insulti, vado avanti”. Ero consapevole di un governo fermo, ma se si vuol far ripartire il Paese noi siamo pronti senza pregiudiziali senza guardare indietro”. E di Di Maio, ha ancora una volta, detto, cose buone, ovvero che ha lavorato bene.

Intanto salita la tensione sia all’interno di Pd che dei 5S, In queste ore, infatti, secondo voci che corrono, ci sarebbero tre nuovi paletti da superare – via i decreti sicurezza, preaccordo su manovra e stop a taglio parlamentari. Tensioni che certamente sono arrivate anche al Quirinale dove il presidente è fermo, un po’ scuro in viso sulla richiesta di avere presto piena chiarezza sul da farsi. Ove non ci fosse già martedì prossimo nessun accordo tra forze politiche, la via maestra da seguire sarà certamente quella delle elezioni, del voto anticipato, al più presto possibile. Sul nome del premier e sui primi punti su cui cercare una convergenza al momento le parti sono ancora davvero molto lontane.

Il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio ha precisato oggi che sul taglio dei parlamentari non c’è un veto, ma deve essere accompagnato da una riforma elettorale. E poi lo stesso Zingaretti, poco dopo, in una nota ha reso noto che le condizioni poste al M5S sono i 5 punti approvati dalla Direzione ieri. Ma l’affondo Dem sul taglio dei parlamentari – più che sulla cancellazione di parte del decreto sicurezza – ha accresciuto, in questi minuti lo scetticismo pentastellato, a cominciare dai filo-leghisti come Gianluigi Paragone. E, secondo alcune fonti parlamentari, le dichiarazioni Dem sul taglio dei parlamentari sarebbero arrivate dopo che, al Nazareno, era giunta l’ipotesi che, nelle sue dichiarazioni dal Colle, Luigi Di Maio non avrebbe chiarito la sua apertura al Pd. Ma, al momento, la tensione salita in queste ultime ore non cancella la trattativa ancora in corso. Contatti tra M5S e Pd – ma non tra Di Maio e Zingaretti.

La delegazione del Pd era composta dal segretario Dem, Nicola Zingaretti, Paolo Gentiloni, presidente del partito, la vice presidente del Pd, Paola De Micheli, e dai due capigruppo, Graziano Delrio e Andrea Marcucci. Mentre quella di Forza Italia capeggiata da Silvio Berlusconi era composta da Antonio Tajani e le due capigruppo, Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini.

FRATELLI D’ITALIA – “Le elezioni sono oggi l’unico esito possibile, rispettoso dell’Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione”, ha detto la presidente di Fdi, Giorgia Meloni. “Diciamo no ad un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non tra i cittadini: sarebbe irrispettoso della volontà popolare e della nostra democrazia”. “L’unico modo che abbiamo per un governo stabile è andare a votare: tutto il resto durerà solo qualche mese: gente che fino a ieri si insultava oggi non può andare d’accordo”. “Là verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione”, ha detto ancora Meloni al termine della consultazione di Fdi. “Ho sentito Salvini e penso che se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da Fdi e Lega sicuramente, vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria”.

FORZA ITALIA – “L’esperienza appena conclusa dimostra che i progetti di governo si fanno con i tempi e con le idee compatibili, non dopo il voto ma prima. Quindi un governo non può nascere in laboratorio, se basato solo su un contratto”, ha detto Silvio Berlusconi, leader di Fi, al termine delle consultazioni con il presidente Sergio Mattarella. “Forza Italia ha condotto un’opposizione seria e coerente in parlamento cercando di correggere molti errori e migliorare provvedimenti del governo con lo stesso senso di responsabilità dimostrato finora, e che è stato molto oneroso in termini politici per il nostro partito. Ma oggi mettiamo in guardia da un governo frutto di una maggioranza tra diversi e improvvisata”. “Una maggioranza che non rispecchia la maggioranza degli elettori è una mera coincidenza di forze che si sono contrastate, non può essere la base per un esecutivo stabile e credibile ma solo una presa in giro degli elettori ed un tradimento delle loro volontà”, ha detto ancora il leader di Forza Italia. “Un governo sbilanciato a sinistra sarebbe pericoloso per le imprese, lo sviluppo, la sicurezza”. “In nessun caso Fi è disponibile ad alleanze con chi abbiamo contrastato in campagna elettorale e che esprimono una visione del paese diversa e opposta”. “Un governo fortemente sbilanciato a sinistra sarebbe pericoloso per le imprese e per le garanzie di libertà dei cittadini” con il rischio che “messo di fronte alle difficoltà ricorra ad una patrimoniale che comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita”.

Giorgia Meloni di FRATELLI D’ITALIA, ha invece dichiarato oggi che “Le elezioni sono oggi l’unico esito possibile, rispettoso dell’Italia, dei suoi interessi, del suo popolo e della Costituzione”. “Diciamo no ad un governo che ha la maggioranza in Parlamento ma non tra i cittadini: sarebbe irrispettoso della volontà popolare e della nostra democrazia”. “L’unico modo che abbiamo per un governo stabile è andare a votare: tutto il resto durerà solo qualche mese: gente che fino a ieri si insultava oggi non può andare d’accordo”. “Là verità è che Mattarella è costretto a scegliere tra due diverse prescrizioni costituzionali: quella che chiede di verificare se esista una nuova maggioranza e quella che dice che la sovranità appartiene al popolo: e questa e prescrizione è tra le più vincolanti della nostra Costituzione. Ho sentito Salvini e penso che se si andasse al voto ci sarebbe una compagine formata da Fdi e Lega sicuramente, vedremo cosa fa Fi, e sicuramente sarebbe già maggioritaria”.

PD – “Abbiamo manifestato al presidente della Repubblica la disponibilità a verificare la formazione diversa maggioranza e l’avvio di una fase politica nuova e un governo nel segno della discontinuità politica e programmatica”, ha detto il segretario del partito Nicola Zingaretti al termine dell’incontro con Sergio Mattarella. “Non un governo a qualsiasi costo: serve un governo di svolta, alternativo alle destre, con un programma nuovo, solido, una ampia base parlamentare e ridia una speranza agli italiani. Se non dovessero esistere queste condizioni, tutte da verificare, lo sbocco naturale della crisi sono nuove elezioni anticipate alle quali il Pd è pronto”. Il Pd ritiene “utile” provare a costituire un “governo di svolta” per il quale “abbiamo indicato i primi non negoziabili principi”: primo tra tutti la riconferma della “vocazione europeista” dell’Italia.

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