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Secondo un’analisi di studi recenti, appena pubblicata su Lancet dagli psicologi del Dipartimento di medicina e psicologia del King’s College di Londra, che traccia il quadro delle ricadute dell’isolamento sulla salute, al fine di mitigarne gli effetti negativi, bisogna fare una netta distinzione, tra isolamento previsto per le singole persone ammalate o contagiate, e quarantena di massa, che ha lo scopo di verificare lo stato di persone apparentemente sane per evitare il propagarsi del contagio. È quello che ha fatto la Cina con la città di Wuhan e che, sia pure con regole diverse, viene chiesto anche a noi.

Situazioni simili negli effetti, ma psicologicamente molto diverse tra di loro. A spiegarlo è la psicologa clinica e docente all’Università Vita e Salute dell’ospedale San Raffaele di Milano, Valentina Di Mattei “Nel caso di una pandemia non esiste stigma sociale nei confronti del potenziale “untore”, come invece si è verificato in situazioni in cui la quarantena è stata disposta per piccoli gruppi di persone”.

Quali effetti dobbiamo aspettarci?
“In quarantena decadono abitudini consolidate e spesso si è separati dagli affetti, quindi i due aspetti cruciali sono il senso di noia e l’isolamento. A questo in molte persone si aggiunge lo stress per il lavoro e la preoccupazione per gli effetti economici sulle loro attività. Il modo di affrontarli cambia molto in base alle risorse interiori personali, ma in generale i disagi che ne derivano sono un calo del tono dell’umore, maggiori livelli di ansia e paura, irritabilità, insonnia, confusione mentale e disturbi cognitivi, che vanno dalla difficoltà a mantenere la concentrazione alla ridotta attenzione”.

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