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Il Giappone ha appena autorizzato i test sul prelievo di saliva per diagnosticare il covid-19, un modo questo, per aumentare gli screening di massa e ridurre il rischio degli operatori.

L’adozione in Giappone
«Diminuiremo notevolmente gli oneri che derivano dalle misure di prevenzione nelle strutture per la raccolta di campioni», ha detto martedì il Ministro della Sanità ai giornalisti. Il Giappone è molto indietro rispetto alle altre nazioni industrializzate in termini di numero di tamponi effettuati. Al 1 giugno aveva condotto 2.31 tamponi per 1.000 persone, molto al di sotto dei 64.67 dell’Italia e dei 51.17 degli Usa. Il ministero ha quindi approvato due dozzine di test diversi su saliva. Martedì a Tokyo sono state segnalate più di 30 nuove infezioni e per la prima volta il numero di i casi quotidiani ha superato i 30 in 19 giorni. L’ultimo cluster di infezione è in un ospedale, il Musashino Central Hospital.

Test su saliva, in cosa consiste?
Il test sulla saliva è di tipo “molecolare”, basato sulla stessa tecnologia che serve per i tamponi e produce gli stessi risultati, solo che il campione non viene prelevato con un bastoncino dal naso o dalla gola, ma raccogliendo la saliva in una provetta.

Food and Drug Administration (FDA) ha approvato un test di raccolta della saliva a domicilio.

Si sputa in un imbuto, la saliva finisce in un liquido di conservazione e una volta che il liquido diventa blu, il campione viene spedito in un pacchetto sigillato a un laboratorio, per l’analisi.

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